2. Scienza e Consiglio


SCIENZA E
CONSIGLIO

Il Consiglio 

Qui non è la scienza come la intendiamo noi.
Cos’è la scienza?
Partiamo da una definizione scolastica.
È un abito infuso per cui si coglie il fine soprannaturale delle cose.

Nella Confermazione noi riceviamo gli aiuti necessari per l’agire cristiano dell’uomo. L’agire cristiano è possibile perché lo Spirito Santo agisce in noi.
Lo Spirito Santo ci regala un abitus, un abito, inforza del quale noi cogliamo il fine delle cose.
Scienza e conoscenza è capire qualche cosa.
La scienza non è erudizione, ma cogliere un po’ il segreto delle cose, il loro fine.
Le cose vanno a parare da qualche parte. Se uno non capisce il fine di una cosa, non la capisce. Se io non capisco il fine di un oggetto lo uso male. Se io non capisco il mio proprio fine mi uso male.
Se della vita non ne colgo il fine la uso male.

Si tratta di vedere qualche cosa che non è immediatamente disponibile, ma che è recondito, invisibile.
Chi ha il dono della scienza sa qualcosa che è segreto, sottratto al primo sguardo, che non è immediatamente visibile da ciò che appare.
È avere uno sguardo dentro e dietro alle cose che appaiono.

È necessario ricordarci che c’è bisogno del dono della scienza.
Se io sto di fronte alle cose e mi fermo ad uno sguardo superficiale, non so vivere.
Tante volte si giudica secondo le apparenze. C’è un segreto nelle cose. Chi conosce questo segreto?

Questo dono ci svela qualcosa di profondo, cioè, che le cose vanno da qualche parte, servono a qualcosa.

Questo dono può essere messo all’opposto rispetto a una serie di nostri difetti e di nostri peccati

Maestro in questa riflessione è San Filippo Neri, che fa una sapiente presentazione dei doni nella spiritualità legata alla Visita delle sette chiese, attraverso cui insegnava i doni dello Spirito Santo a quelli che lo accompagnavano in questa peregrinazione.


 Scienza contro lussuria

San Filippo Neri oppone il dono della Scienza alla lussuria.
Che cos’è la lussuria?
Diz. Garzanti della lingua italiana: “desiderio sfrenato di piaceri sessuali; nella teologia cattolica è uno dei sette peccati capitali. Dal lat. Luxuria (eccesso, sfrenatezza, deriv. di luxus (lusso)”.

Questa definizione per noi è molto riduttiva. Il termine lussuria è molto più ampio e non è direttamente e immediatamente collegabile a quegli atteggiamenti e comportamenti che hanno a che fare con la gestione della sessualità.

Lat. Luxuria, ae: esuberanza, sovrabbondanza, rigoglio nei vegetali e metaforicamente nello stile.

Noi diciamo ad es. “foresta lussureggiante”, per indicare che non c’è la semplice foresta, ma molto di più, che c’è un’esplosione di vegetazione.

Luxus: eccesso, sregolatezza, lusso, fasto, sfarzo, dissolutezza.
Greco: La parola lussuria deriva da un termine greco che vuoldire: scivolare, andare oltre, non potere entrare dentro, rimanere sulla superficie, perché c’è una abbondanza.

È lussureggiante una realtà che va oltre la sua semplice identità.

Che cosa è infatti la lussuria? E perché si oppone alla scienza?
La scienza è sapere il segreto delle cose.
La lussuria è rimanere sulla superficie. È prendere se stessi e il prossimo e trattarli non secondo il suo proprio segreto, ma secondo semplicemente la sua carrozzeria, la sua parte più esteriore.
La superficialità. Usare cose e persone come cose, e non come segreti, come realtà profonde.
È la strumentalizzazione delle cose.
Un uso lussurioso del nostro corpo è un uso superficiale.

La Scienza
Il dono della scienza è per es. cogliere il segreto di un rapporto, il segreto di un’amicizia, il segreto di una paternità, di un rapporto affettivo, di un fidanzamento, di un matrimonio.

Infatti la scienza rivela la dignità nascosta delle cose.
La lussuria al contrario svilisce la realtà delle cose alla loro epidermide.

1° dato: La scienza ci permette di entrare in relazioni profonde, mentre la lussuria è grande superficialità, è incapacità di entrare in vero rapporto.
La scienza invece è sapere che dentro tutto c’è una gemma. Dentro ogni fatto e ogni persona c’è qualcosa di meraviglioso e di intoccabile, che è degno del nostro amore, della nostra attenzione, della nostra delicatezza, del nostro donarci, del nostro servire quel mistero e quella bellezza.
La scienza ci rende dei veri “signori” nella relazione a qualunque cosa.
Come si coltiva il dono della scienza?
Si coltiva secondo la tradizione spirituale, considerando la vanità, considerando le cose come molto transeunte, molto instabili. E nel sapere che le cose le possiamo perdere.
Sapere che le persone le possiamo perdere. Cos’è vivere la vita sapendo che tanti giorni non è che siamo sicuri di averli?
Che cos’è stare coi propri figli e pensare che forse è l’ultimo giorno che uno li guarda negli occhi? Che è l’ultimo giorno che uno gli passa la mano sulla testolina, che li coccola un poco e gioca un po’ con loro?

Considerare la vanità delle cose.
E però è vero che è così. È sempre l’ultimo giorno, perché tuo figlio non avrà sempre 5 anni e non starà sempre a chiederti di stare lì a giocare con lui. Crescerà e poi magari non ti guarda più.
Le occasioni sono uniche. La vita si scrive sempre in bella copia, non c’è mai la possibilità di riscrivere i propri atti. I tuoi atti una volta emessi sono incontrovertibilmente dati per quelli che sono.

Considerare la vanità delle cose ci fa profondi. Ci fa pensare un po’ più seriamente alle cose e ci fa anche cercare un po’ più seriamente di capire i nostri atti, di farne l’analisi.

Ma anche ci può aiutare a capire meglio le cose in ordine a Dio, a cercare il Grande Segreto, Lui che è il Segreto. È il Segreto della nostra vita. Dio che è invisibile e resta tale perché ama la nostra libertà, perché desidera che possiamo stare davanti a Lui per scelta.
Considerare Dio e cercare il segreto di Dio nelle cose.

Ma anche  non lasciarsi andare alla opinione comune.
Non potrà mai trovare i segreti chi sa le cose sapute. Se “così dicono tutti” non è detto che sia vero o giusto.
Se le cose sono segreti non stanno nella bocca di tutti.
Infatti ogni cristiano è chiamato a coltivare il suo segreto.
Dobbiamo coltivare il nostro rapporto segreto con Dio.
Noi dobbiamo avere tutti dei segreti con il Signore Gesù. Dobbiamo fare atti che nessuno vede. Dobbiamo vivere delle cose che non vanno raccontate a nessuno. Molti nostri atti devono avere motivazioni, intenzioni di cui condividiamo il segreto con Dio, che non vanno raccontati a nessuno. “Non sappia la tua destra quello che fa la tua sinistra”. Mt parla della stanza segreta: “Entra nella tua stanza, chiuditi là dentro, e parla al Padre tuo nel segreto”.

La scienza è un rapporto profondo e autentico con il reale. Chi ha il dono della Scienza rifugge le illusioni sulla realtà.

Per riassumere:
questo dono sorge per considerare la vanità delle cose,
sorge per considerare le cose in relazione a Dio,
sorge dal non lasciarsi portare dalle opinioni comuni, dallo scontato,
quindi sorge dal coltivare il nostro segreto con Dio, le nostre cose con Dio (io e Dio solamente), tutti ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno della dimensione comunitaria, ma abbiamo bisogno anche del nostro segreto.


  Il Consiglio

È un dono di utilità estrema, perché è molto operativo.

Quand’è che chiediamo consiglio?
Quando dobbiamo prendere una decisione.

Definizione: “è un abito soprannaturale, per cui l’anima, per grazia, giudica rettamente nei casi particolari”.

Il dono del consiglio è quello per cui una persona ha discernimento nelle situazioni concrete della propria vita.
Lo Spirito Santo ci può dare questa capacità di scegliere, di giudicare rettamente.
Vediamo il problema
Al sacramento della Confermazione ci si arriva. È un dono di Dio, ed implica una ricezione.

Cos’è il contrario del Consiglio?
San Filippo ci direbbe che il contrario del Consiglio è l’avarizia.
Che c’entra l’avarizia.

Il dono del Consiglio è urgente nella nostra generazione?
Oggi la nostra società ha disperatamente del dono del consiglio. Perché siamo una generazione di indecisi, di persone che non vanno né avanti né indietro. Abbiamo ormai un’area di parcheggio infinita di persone che vanno dai 25 ai 45 anni che si chiedono cosa faranno da grandi, per poi chiedersi cosa hanno fatto da grandi una volta che è finito quel tempo. C’è tanta gente che non riesce ad andare né avanti né indietro.

Ci sono momenti della nostra vita in cui si sta lì, sospesi, di fronte a una svolta che non si riesce ad imboccare.
Come dischi rotti si ripete la stessa situazione ormai da tanto tempo.

Non si riesce a scegliere
Il dono del Consiglio ci aiuta a scegliere.
Ma scegliere che vuol dire?

Scegliere vuol dire essere disposti a perdere qualcosa.
Scegliere, scindere, discernere, indicano l’atto di perdere qualcosa per avere qualcos’altro.
Se siamo a un bivio, per imboccare una strada ne dobbiamo abbandonare un’altra.
Non si può entrare in una stanza senza uscire dalla stanza precedente, dalla zona precedente, dallo spazio precedente.
Nessuno può stare in un posto senza rifiutare di stare contemporaneamente in un altro posto.

Ognuno di noi ha bisogno per vivere, di essere uno e non cinque.
Di essere in un posto e non in un altro.
Qual è la condizione dell’avaro?
Che non vuole perdere niente. Che non vuole rinunciare a niente.
Che cosa sono i cassetti degli avari? Dove si tengono tutte le cose e non si butta mai niente?
Che cosa sono gli sgabbuzzini degli avari?
Sono degli inferni di cose spaiate, perché “non si sa mai. Forse potrebbero servire”.
Le cose rotte e vecchie tenute, perché chi lo sa potrebbe capitare un’occasione.
Gli avari non buttano via niente. Gli avari non rinunciano.

Cos’è il contrario del dono del consiglio?
È l’incapacità a perdere qualcosa.
Noi crediamo tutti di avere poco. Questa è la nostra mentalità e invece tutti abbiamo troppo.

La vita è un viaggio.
Si riconoscono i buoni viaggiatori dalla grandezza del bagaglio.
Quando uno non sa viaggiare si porta dietro le cose più indicibili e le cose più comiche.
Quando uno sa viaggiare ha un piccolo bagaglio.
Tu fai a piedi il pellegrinaggio a Santiago di Compostella, ti fai il tuo bel bagaglio. E durante il tragitto scopri che ti sei portato un sacco di cose che non ti servono, che non userai (ma te le porti così ti senti più sicuro. Insicurezze: l’avaro è un povero insicuro). E lungo il tragitto le persone vanno lasciando cose, perché non solo non servono, ma pesano e occupano spazio.

Chi è che non sa scegliere?
Chi non sa perdere le cose inutili. E chi non sa rinunciare alle cose non immediatamente urgenti.
Il segreto della povertà di Francesco d’Assisi non era il disprezzo del denaro e delle cose di questo mondo, ma la ricerca della libertà. La ricerca della lucidità.
L’avaro è una persona appesantita. Quando siamo appesantiti abbiamo troppo addosso e non siamo lucidi e non vediamo le cose.
Un buon consiglio che possiamo dare alle persone che non sanno prendere una decisione è di fare una bella elemosina, di quelle a sangue, che uno dice: “Mamma mia, l’ho fatta”.

Non riesci a prendere una decisione?
Fai una bella elemosina e poi torna sull’argomento.
Così scopri la pace che l’elemosina dà, e scopri che alle cose si può rinunciare. Che non è vero che sono così necessarie, che se non ce le hai non campi bene.
Non è vero, stai tranquillo, le cose si possono lasciare, si campa benissimo.

Allora uno è libero.
Perché molto spesso le decisioni non riusciamo a prendere per il fatto che siamo ricattati dalle cose. Non noi portiamo i nostri bagagli dove vogliamo, sono i nostri bagagli che ci obbligano a fare il percorso che vogliono loro.

E conseguentemente noi non abbiamo capacità di discernimento. Perché c’è qualcosa di intoccabile.
Deve apparirti tutto rinunciabile. A tutto possiamo dire di NO.
E allora saremo liberi.
E allora potremo dire Sì, a ciò a cui dobbiamo dire di sì.

La vita ci chiede di avere questi doni. Si tratta di assecondare un’esigenza della vita stessa, per poter vivere meglio, e non accontentarci. Dobbiamo rompere le alleanze con la mediocrità.

Dobbiamo avere la capacità di rinuncia, per avere il dono del Consiglio.
Dobbiamo avere la calma.
La fretta, che è una cattiva consigliera, è un aspetto tipico della tentazione. Per cui una cosa si presenta e subito te la devi prendere.

Il dono del Consiglio si oppone a due cose, tra loro opposte:

1)      Si oppone alla precipitazione;
2)      Ma si oppone anche alla lentezza e all’indecisione.

In realtà sono due aspetti opposti della stessa realtà: uno non vuole perdere qualcosa, per cui è precipitoso, perché ha un appetito, si butta a pesce sulla faccenda. Mentre quella cosa magari andrebbe valutata meglio.
E nello stesso tempo c’è chi non si muove mai dalla posizione, perché ha paura di perdere qualcosa.
Abbiamo bisogno di calma, abbiamo bisogno di umiltà, abbiamo bisogno di silenzio.
Quando troppe voci parlano noi non capiamo. Noi non capiamo la voce di Dio.
Molto spesso, per indurre una persona a una decisione sbagliata gli si parla.
Una delle tecniche di vendita è dire, dire, dire, parlare.
Quando gli metti il contratto da firmare davanti, gli parli di tutt’altre faccende e di cose piacevoli.

Invece il silenzio è qualcosa che dobbiamo saper esigere.
Abbiamo bisogno del vuoto. E allora nel vuoto gli oggetti appariranno nella loro dimensione.
Invece nella confusione di tante altre parole, di tanti altri oggetti, la loro effettiva dimensione non sarà rinvenibile.
E anche ci serve l’obbedienza. Cioè dobbiamo ricordare che la nostra vita è obbedienza. La nostra vita non è semplicemente fare quello che ci pare, la nostra vita è compiere un piano.
Allora, ricordandoci che c’è un fine nella nostra esistenza, e che vi si procede mediante l’obbedienza, potremo tornare a essere liberi di rinunciare a qualche cosa, perché abbiamo qualcosa di più importante da fare.

Il dono del Consiglio è un dono molto pragmatico.

Per alimentare questo dono dobbiamo:

1.      Coltivare l’elemosina;
2.      Coltivare spesso l’atto di domandarsi: “Cosa devo lasciar via?”, “Cosa devo lasciare nella mia vita?”

Infine ricordiamo una cosa:
in fisica la stasi non è l’assenza di forza, ma l’opposizione di forze uguali e contrarie.
Un oggetto sta fermo perché la forza per andare verso una direzione si oppone a un’altra forza che si oppone perché cerca di andare nella direzione opposta. Così sta fermo.

Quando le persone stanno ferme nella vita è perché hanno dentro due forze uguali e contrarie.
Una bisogna tagliarla via. E allora ci si muove.

A tutte le persone indecise possiamo dire:
c’è qualche cosa da lasciare. Se non sai decidere è perché c’è qualche cosa a cui non riesci a rinunciare.
Coraggio. Che problema c’è. La vita non dipende da quello che abbiamo intorno a noi. La vita non dipende dagli oggetti. La vita dipende dal rapporto con Dio.
Quello, mai lasciarlo.
Ciò che ci impedisce di avere un rapporto con Dio e di fare la volontà di Dio, lasciarlo il prima possibile. 

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