SCIENZA E
CONSIGLIO
Il Consiglio
Qui non è la scienza come
la intendiamo noi.
Cos’è la scienza?
Partiamo da
una definizione scolastica.
È un abito infuso per cui si
coglie il fine soprannaturale delle cose.
Nella
Confermazione noi riceviamo gli aiuti necessari per l’agire cristiano
dell’uomo. L’agire cristiano è possibile perché lo Spirito Santo agisce in noi.
Lo Spirito
Santo ci regala un abitus, un abito,
inforza del quale noi cogliamo il fine delle cose.
Scienza e
conoscenza è capire qualche cosa.
La scienza non
è erudizione, ma cogliere un po’ il segreto delle cose, il loro fine.
Le cose vanno
a parare da qualche parte. Se uno non capisce il fine di una cosa, non la
capisce. Se io non capisco il fine di un oggetto lo uso male. Se io non capisco
il mio proprio fine mi uso male.
Se della vita
non ne colgo il fine la uso male.
Si tratta di
vedere qualche cosa che non è immediatamente disponibile, ma che è recondito,
invisibile.
Chi ha il dono
della scienza sa qualcosa che è segreto, sottratto al primo sguardo, che non è
immediatamente visibile da ciò che appare.
È avere uno
sguardo dentro e dietro alle cose che appaiono.
È necessario
ricordarci che c’è bisogno del dono della scienza.
Se io sto di
fronte alle cose e mi fermo ad uno sguardo superficiale, non so vivere.
Tante volte si
giudica secondo le apparenze. C’è un segreto nelle cose. Chi conosce questo
segreto?
Questo dono ci
svela qualcosa di profondo, cioè, che le cose vanno da qualche parte, servono a
qualcosa.
Questo dono può essere messo
all’opposto rispetto a una serie di nostri difetti e di nostri peccati
Maestro in
questa riflessione è San Filippo Neri, che fa una sapiente presentazione
dei doni nella spiritualità legata alla Visita
delle sette chiese, attraverso cui insegnava i doni dello Spirito Santo a
quelli che lo accompagnavano in questa peregrinazione.
Scienza contro lussuria
San Filippo
Neri oppone il dono della Scienza
alla lussuria.
Che cos’è la lussuria?
Diz. Garzanti della lingua italiana: “desiderio
sfrenato di piaceri sessuali; nella teologia cattolica è uno dei sette peccati
capitali. Dal lat. Luxuria (eccesso,
sfrenatezza, deriv. di luxus
(lusso)”.
Questa
definizione per noi è molto riduttiva. Il termine lussuria è molto più ampio e
non è direttamente e immediatamente collegabile a quegli atteggiamenti e
comportamenti che hanno a che fare con la gestione della sessualità.
Lat. Luxuria, ae: esuberanza, sovrabbondanza, rigoglio nei vegetali e metaforicamente nello
stile.
Noi diciamo ad
es. “foresta lussureggiante”, per indicare che non c’è la semplice foresta, ma
molto di più, che c’è un’esplosione di vegetazione.
Luxus: eccesso, sregolatezza, lusso,
fasto, sfarzo, dissolutezza.
Greco:
La parola lussuria deriva da un termine greco che vuoldire: scivolare,
andare oltre, non potere entrare dentro, rimanere sulla superficie, perché c’è
una abbondanza.
È
lussureggiante una realtà che va oltre la sua semplice identità.
Che cosa è
infatti la lussuria? E perché si oppone alla scienza?
La scienza è
sapere il segreto delle cose.
La lussuria è
rimanere sulla superficie. È prendere se stessi e il prossimo e trattarli non
secondo il suo proprio segreto, ma secondo semplicemente la sua carrozzeria, la
sua parte più esteriore.
La
superficialità. Usare cose e persone come cose, e non come segreti, come realtà
profonde.
È la
strumentalizzazione delle cose.
Un uso
lussurioso del nostro corpo è un uso superficiale.
La Scienza
Il dono della
scienza è per es. cogliere il segreto di un rapporto, il segreto di
un’amicizia, il segreto di una paternità, di un rapporto affettivo, di un
fidanzamento, di un matrimonio.
Infatti la scienza rivela la dignità nascosta delle
cose.
La lussuria al
contrario svilisce la realtà delle cose alla loro epidermide.
1° dato: La scienza ci
permette di entrare in relazioni profonde, mentre la lussuria è grande
superficialità, è incapacità di entrare in vero rapporto.
La scienza
invece è sapere che dentro tutto c’è una gemma. Dentro ogni fatto e ogni
persona c’è qualcosa di meraviglioso e di intoccabile, che è degno del nostro
amore, della nostra attenzione, della nostra delicatezza, del nostro donarci,
del nostro servire quel mistero e quella bellezza.
La scienza ci
rende dei veri “signori” nella relazione a qualunque cosa.
Come si coltiva il dono della
scienza?
Si coltiva
secondo la tradizione spirituale, considerando la vanità, considerando le cose
come molto transeunte, molto instabili. E nel sapere che le cose le possiamo
perdere.
Sapere che le
persone le possiamo perdere. Cos’è vivere la vita sapendo che tanti giorni non
è che siamo sicuri di averli?
Che cos’è
stare coi propri figli e pensare che forse è l’ultimo giorno che uno li guarda
negli occhi? Che è l’ultimo giorno che uno gli passa la mano sulla testolina,
che li coccola un poco e gioca un po’ con loro?
Considerare
la vanità delle cose.
E però è vero
che è così. È sempre l’ultimo giorno, perché tuo figlio non avrà sempre 5 anni
e non starà sempre a chiederti di stare lì a giocare con lui. Crescerà e poi
magari non ti guarda più.
Le occasioni
sono uniche. La vita si scrive sempre in bella copia, non c’è mai la
possibilità di riscrivere i propri atti. I tuoi atti una volta emessi sono
incontrovertibilmente dati per quelli che sono.
Considerare la
vanità delle cose ci fa profondi. Ci fa pensare un po’ più seriamente alle cose
e ci fa anche cercare un po’ più seriamente di capire i nostri atti, di farne
l’analisi.
Ma anche ci
può aiutare a capire meglio le cose in ordine a Dio, a cercare il Grande
Segreto, Lui che è il Segreto. È il Segreto della nostra vita. Dio che è
invisibile e resta tale perché ama la nostra libertà, perché desidera che
possiamo stare davanti a Lui per scelta.
Considerare
Dio e cercare il segreto di Dio nelle cose.
Ma anche non lasciarsi andare alla opinione comune.
Non potrà mai
trovare i segreti chi sa le cose sapute. Se “così dicono tutti” non è detto che
sia vero o giusto.
Se le cose
sono segreti non stanno nella bocca di tutti.
Infatti ogni
cristiano è chiamato a coltivare il suo segreto.
Dobbiamo
coltivare il nostro rapporto segreto con Dio.
Noi dobbiamo
avere tutti dei segreti con il Signore Gesù. Dobbiamo fare atti che nessuno
vede. Dobbiamo vivere delle cose che non vanno raccontate a nessuno. Molti
nostri atti devono avere motivazioni, intenzioni di cui condividiamo il segreto
con Dio, che non vanno raccontati a nessuno. “Non sappia la tua destra quello
che fa la tua sinistra”. Mt parla della stanza segreta: “Entra nella tua
stanza, chiuditi là dentro, e parla al Padre tuo nel segreto”.
La scienza è
un rapporto profondo e autentico con il reale. Chi ha il dono della Scienza
rifugge le illusioni sulla realtà.
Per riassumere:
questo dono
sorge per considerare la vanità delle cose,
sorge per
considerare le cose in relazione a Dio,
sorge dal non
lasciarsi portare dalle opinioni comuni, dallo scontato,
quindi sorge
dal coltivare il nostro segreto con Dio, le nostre cose con Dio (io e Dio
solamente), tutti ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno della dimensione
comunitaria, ma abbiamo bisogno anche del nostro segreto.
Il Consiglio
È un dono di
utilità estrema, perché è molto operativo.
Quand’è che
chiediamo consiglio?
Quando
dobbiamo prendere una decisione.
Definizione: “è un abito soprannaturale, per cui l’anima, per
grazia, giudica rettamente nei casi particolari”.
Il dono del
consiglio è quello per cui una persona ha discernimento nelle situazioni
concrete della propria vita.
Lo Spirito
Santo ci può dare questa capacità di scegliere, di giudicare rettamente.
Vediamo il problema
Al sacramento
della Confermazione ci si arriva. È un dono di Dio, ed implica una ricezione.
Cos’è il contrario del
Consiglio?
San Filippo
ci direbbe che il contrario del Consiglio è l’avarizia.
Che c’entra
l’avarizia.
Il dono del
Consiglio è urgente nella nostra generazione?
Oggi la
nostra società ha disperatamente del dono del consiglio. Perché siamo una
generazione di indecisi, di persone che non vanno né avanti né indietro.
Abbiamo ormai un’area di parcheggio infinita di persone che vanno dai 25 ai 45
anni che si chiedono cosa faranno da grandi, per poi chiedersi cosa hanno fatto
da grandi una volta che è finito quel tempo. C’è tanta gente che non riesce ad
andare né avanti né indietro.
Ci sono
momenti della nostra vita in cui si sta lì, sospesi, di fronte a una svolta che
non si riesce ad imboccare.
Come dischi
rotti si ripete la stessa situazione ormai da tanto tempo.
Non si riesce a scegliere
Il dono del
Consiglio ci aiuta a scegliere.
Ma scegliere
che vuol dire?
Scegliere
vuol dire essere disposti a perdere qualcosa.
Scegliere,
scindere, discernere, indicano l’atto di perdere qualcosa per avere
qualcos’altro.
Se siamo a un
bivio, per imboccare una strada ne dobbiamo abbandonare un’altra.
Non si può
entrare in una stanza senza uscire dalla stanza precedente, dalla zona
precedente, dallo spazio precedente.
Nessuno può
stare in un posto senza rifiutare di stare contemporaneamente in un altro
posto.
Ognuno di noi
ha bisogno per vivere, di essere uno e non cinque.
Di essere in
un posto e non in un altro.
Qual è la condizione
dell’avaro?
Che non vuole perdere niente.
Che non vuole rinunciare a niente.
Che cosa sono
i cassetti degli avari? Dove si tengono tutte le cose e non si butta mai
niente?
Che cosa sono
gli sgabbuzzini degli avari?
Sono degli
inferni di cose spaiate, perché “non si sa mai. Forse potrebbero servire”.
Le cose rotte
e vecchie tenute, perché chi lo sa potrebbe capitare un’occasione.
Gli avari non
buttano via niente. Gli avari non rinunciano.
Cos’è il contrario del dono
del consiglio?
È l’incapacità a perdere
qualcosa.
Noi crediamo
tutti di avere poco. Questa è la nostra mentalità e invece tutti abbiamo
troppo.
La vita è un
viaggio.
Si riconoscono
i buoni viaggiatori dalla grandezza del bagaglio.
Quando uno non
sa viaggiare si porta dietro le cose più indicibili e le cose più comiche.
Quando uno sa
viaggiare ha un piccolo bagaglio.
Tu fai a piedi
il pellegrinaggio a Santiago di Compostella, ti fai il tuo bel bagaglio. E
durante il tragitto scopri che ti sei portato un sacco di cose che non ti
servono, che non userai (ma te le porti così ti senti più sicuro. Insicurezze:
l’avaro è un povero insicuro). E lungo il tragitto le persone vanno lasciando
cose, perché non solo non servono, ma pesano e occupano spazio.
Chi è che non sa scegliere?
Chi non sa perdere le cose
inutili. E chi non sa rinunciare alle cose non immediatamente urgenti.
Il segreto
della povertà di Francesco d’Assisi non era il disprezzo del denaro e delle
cose di questo mondo, ma la ricerca della libertà. La ricerca della lucidità.
L’avaro è una
persona appesantita. Quando siamo appesantiti abbiamo troppo addosso e non
siamo lucidi e non vediamo le cose.
Un buon
consiglio che possiamo dare alle persone che non sanno prendere una
decisione è di fare una bella elemosina, di quelle a sangue, che uno
dice: “Mamma mia, l’ho fatta”.
Non riesci a
prendere una decisione?
Fai una bella
elemosina e poi torna sull’argomento.
Così scopri la
pace che l’elemosina dà, e scopri che alle cose si può rinunciare. Che non è
vero che sono così necessarie, che se non ce le hai non campi bene.
Non è vero,
stai tranquillo, le cose si possono lasciare, si campa benissimo.
Allora uno è
libero.
Perché molto
spesso le decisioni non riusciamo a prendere per il fatto che siamo ricattati
dalle cose. Non noi portiamo i nostri bagagli dove vogliamo, sono i nostri
bagagli che ci obbligano a fare il percorso che vogliono loro.
E
conseguentemente noi non abbiamo capacità di discernimento. Perché c’è qualcosa
di intoccabile.
Deve apparirti
tutto rinunciabile. A tutto possiamo dire di NO.
E allora
saremo liberi.
E allora
potremo dire Sì, a ciò a cui dobbiamo dire di sì.
La vita ci
chiede di avere questi doni. Si tratta di assecondare un’esigenza della vita
stessa, per poter vivere meglio, e non accontentarci. Dobbiamo rompere le
alleanze con la mediocrità.
Dobbiamo avere
la capacità di rinuncia, per avere il dono del Consiglio.
Dobbiamo avere
la calma.
La fretta,
che è una cattiva consigliera, è un aspetto tipico della tentazione. Per cui
una cosa si presenta e subito te la devi prendere.
Il dono del
Consiglio si oppone a due cose, tra loro opposte:
1) Si
oppone alla precipitazione;
2) Ma
si oppone anche alla lentezza e all’indecisione.
In realtà sono due aspetti opposti della
stessa realtà: uno non vuole perdere qualcosa, per cui è precipitoso,
perché ha un appetito, si butta a pesce sulla faccenda. Mentre quella cosa
magari andrebbe valutata meglio.
E nello stesso tempo c’è chi non si muove
mai dalla posizione, perché ha paura di perdere qualcosa.
Abbiamo
bisogno di calma, abbiamo bisogno di umiltà, abbiamo bisogno di silenzio.
Quando troppe
voci parlano noi non capiamo. Noi non capiamo la voce di Dio.
Molto spesso,
per indurre una persona a una decisione sbagliata gli si parla.
Una delle
tecniche di vendita è dire, dire, dire, parlare.
Quando gli
metti il contratto da firmare davanti, gli parli di tutt’altre faccende e di
cose piacevoli.
Invece il
silenzio è qualcosa che dobbiamo saper esigere.
Abbiamo
bisogno del vuoto. E allora nel vuoto gli oggetti appariranno nella loro
dimensione.
Invece nella
confusione di tante altre parole, di tanti altri oggetti, la loro effettiva
dimensione non sarà rinvenibile.
E anche ci
serve l’obbedienza. Cioè dobbiamo ricordare che la nostra vita è
obbedienza. La nostra vita non è semplicemente fare quello che ci pare, la
nostra vita è compiere un piano.
Allora,
ricordandoci che c’è un fine nella nostra esistenza, e che vi si procede
mediante l’obbedienza, potremo tornare a essere liberi di rinunciare a qualche
cosa, perché abbiamo qualcosa di più importante da fare.
Il dono del
Consiglio è un dono molto pragmatico.
Per alimentare
questo dono dobbiamo:
1. Coltivare
l’elemosina;
2. Coltivare
spesso l’atto di domandarsi: “Cosa devo lasciar via?”, “Cosa devo lasciare
nella mia vita?”
Infine ricordiamo una cosa:
in fisica la stasi non è l’assenza di
forza, ma l’opposizione di forze uguali e contrarie.
Un oggetto sta fermo perché la forza per
andare verso una direzione si oppone a un’altra forza che si oppone perché
cerca di andare nella direzione opposta. Così sta fermo.
Quando le persone stanno ferme nella
vita è perché hanno dentro due forze uguali e contrarie.
Una bisogna tagliarla via. E allora ci
si muove.
A tutte le persone indecise possiamo
dire:
c’è qualche cosa da lasciare. Se non sai
decidere è perché c’è qualche cosa a cui non riesci a rinunciare.
Coraggio. Che problema c’è. La vita non
dipende da quello che abbiamo intorno a noi. La vita non dipende dagli oggetti.
La vita dipende dal rapporto con Dio.
Quello, mai lasciarlo.
Ciò
che ci impedisce di avere un rapporto con Dio e di fare la volontà di Dio,
lasciarlo il prima possibile.
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