1. Il Dominio di sè
Il dominio di sè
Gal 5,22
La lettera ai Gal è molto
importante, perché certamente riconducibile a Paolo. È una lettera molto
polemica che riguarda fondamentalmente il problema del rapporto tra la Legge e
la Grazia (tra opera umana e opera divina); è contro la sopravvalutazione del
compito dell’uomo nella sua salvezza.
Siamo alla fine del cap. 5. Qui
abbiamo un doppio elenco: prima abbiamo le opere della carne (le conseguenze
dei desideri della carne) e poi i frutti dello Spirito.
La carne produce opere, lo
Spirito produce frutti. Le opere fanno riferimento a un meccanismo molto umano,
il frutto fa riferimento ad una conseguenza, è il risultato di un processo,
dell’azione dello Spirito nell’uomo. È conseguenza, non è base, non è un punto
di partenza.
Nel cristianesimo c’è un cammino:
c’è un punto di partenza, c’è una crescita e c’è un punto d’arrivo. I frutti
dello Spirito sono punti di arrivo.
Nell’elenco che fa, San Paolo
parte dal più importante, l’amore, via via verso il più piccolo. Allora ci
riserviamo i frutti più belli per la fine e facciamo il percorso all’indietro,
dal più piccolo al più grande. Anche se tutti i frutti sono molto importanti ed
essenziali.
Dominio di sé
evgkra,teia
kra,toj = forza, potenza, potere, dominio.
Dominarsi a cosa serve?
Oggi una cosa del genere sembra un po’ antipatica. Oggi il valore è essere
spontanei, sciolti, fare la prima cosa che passa per la mente, bisogna
liberarsi, non avere censure esterne o interne.
Quando una persona si deve comparare una macchina guarda tante cose. Guarda
la bellezza, i consumi, le prestazioni. Ma uno è uno stupido se non controlla i
sistemi di sicurezza. Per esempio, una macchina ha bisogno di freni. È curioso,
i freni sono la negazione del concetto essenziale di automobile: l’automobile
serve per andare, il freno serve per fermarsi. Eppure non si può andare senza
sapersi fermare. Se uno compra una macchina senza freni è un tonto. Si muove
verso il prossimo incidente assicurato.
Vivere senza freni vuol dire di fatto porre le basi per un incidente
sicuro, anzi per molti incidenti. Per andare a sbattere contro le cose della
vita.
Il dominio di sé è l’arte di avere controllo sul proprio essere.
Oggi noi abbiamo l’arte del politicaly
correct (politicamente corretto): il detto con misura, il non essere
esagerati, il self control. Con cui potremmo confondere questo frutto dello
Spirito.
Nel tempo in cui il cristianesimo si affermò, intorno non c’erano dei
primitivi ignoranti, c’erano gli ellenisti, che erano fior di pensatori, anzi i
migliori pensatori della storia. Loro avevano in grandissima stima l’evgkra,teia, considerata alla base di tutte le vurtù.
Ma il problema del dominio di sé è il problema di una relatività a
qualcosa. Cioè a che cosa è relativo?
Il dominio di sé, che è una forma di
controllo esercitato sul proprio ego, era stimato oltremodo dagli ellenisti, in
quanto autogestione, virtù del possesso di sé. Ed era totalmente riferito al
proprio benessere. E in questa finalità non c’è niente di sbagliato. Avere
dominio sulle proprie pulsioni vuol dire anche organizzarsi in modo da poter
stare meglio, poter governare meglio la propria vita.
Questo però fa riferimento al proprio ego.
Questa cultura della gentilezza, del controllo, della misura, del non
essere mai aggressivi, che è molto Mitteleuropeo, molto inglese, … altro non è
che una distanza dall’altro.
Il cristianesimo, dobbiamo ricordarlo, fa riferimento a un uomo
appassionato. Il Signore Gesù è un amante, è un uomo di fuoco. È un uomo che sa
anche accendersi d’ira, è uno che si sa sdegnare, che quando una cosa proprio
non gli va giù gli si contorconono le budella, è uno che si sa disgustare. Che
quando si è arrabbiato al tempio, poveri venditori.
Quindi ci sono due estremi: una mancanza assoluta di freni inibitori o un
controllo che è una maschera, indossata per convenienza. O una cultura
spontaneista, infantile, senza freni, o la cultura dell’ipocrisia.
In mezzo c’è quello di cui parla san Paolo.
1Cor 9,24 ss. pone un parallelismo: quello dell’atleta, il quale è
temperante in tutto, perché desidera raggiungere un obiettivo: una corona
corruttibile. Cioè deve vincere una gara. Noi invece abbiamo ben altro
obiettivo.
Prima di parlare di tale obiettivo, ribadiamo però, quanto il concetto di
dominio di sé appaia antipatico. Questo perché si ha un concetto di libertà
come briglie completamente sciolte, essere totalmente privi di limiti.
Vocabolario: Libertà =
capacità di autodeterminazione.
Auto – determinazione
: determinare se stessi.
terminare = mettersi un limite.
Libertà non è non avere limiti, ma conoscere i propri limiti e saperli
usare. La libertà non è fare quello che uno vuole, ma saper governare per il
meglio il proprio io, avere una gestione felice del proprio io.
E quand’è che si ha una gestione felice del proprio io?
Quando sono in perfetto possesso di tutte le mie pulsioni? È una persona
che sta nella stanza dei bottoni del proprio ego e controlla le proprie
emozioni senza farsi sfuggire nulla? Non è questa schifezza qui.
Guardiamo all’obiettivo del dominio di sé, è qui che un po’ si illumina
questo concetto.
Il dominio di sé non è contro la libertà, ma è per la libertà e il problema
è qual è lo scopo della libertà, qual è il fine compiuto dell’atto di essere
liberi.
Il dominio di sé implica il dominio delle proprie pulsioni. Per es. un atto
tipico che mostra dominio dei propri appetiti è il digiuno. Un testo
emblematico sul digiuno: Mc 2,18-20: “Ora i discepoli di Giovanni e i
farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero:
«Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i
tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli
invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finchè hanno lo sposo con loro,
non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e
allora digiuneranno. Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito
vecchio. …vino nuovo in otri vecchi ..»”.
Specialmente i farisei hanno un combattimento col proprio ego tutto
finalizzato alla ricerca di una propria giustizia. C’è qualche lontana
somiglianza con l’impostazione di fondo ellenistica e con l’impostazione del
self-control odierno.
Come sempre succede a chi si crede giusto pretende sempre che gli altri
facciano qualcosa di analogo. Quando si azzecca un atto si pretende subito che
tutti quanti cambino. Grazie al cielo la nostra fede è un po’ diversa.
Vanno da Gesù e pretendono questo atto di autocontrollo, questa disciplina.
E Gesù dà un altro motivo: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando
lo sposo è con loro? ». Il motivo del digiuno sarà quando lo Sposo sarà loro
strappato. Cioè il digiuno sarà ciò che segnala la mancanza di un rapporto.
Ci sono le cose che si fanno per il proprio ego e ci sono le cose che entrano
in un rapporto. Ovverosia vivere perché qualcuno che io amo è con me, allora io
non posso che essere nella festa. E ciò che mi fa stare nell’amore lo lascio
libero, lo amplifico in me stesso.
Ciò che mi toglie lo sposo, ciò che mi strappa lo Sposo è ciò che mi farà
digiunare.
Ci sono quei limiti che io mi impongo perché sto cercando la mia propria
giustizia; ci sono quei limiti che mi impone l’amore.:
Il dominio di me perché io tengo a te; perché tu mi sei caro, mi sei cara,
mi sei importante .. ed io farò quelle cose che possono farmi stare con te,
possono farmi fare l’atto meraviglioso di darti felicità.
Il dominio di sé nel cristianesimo è una relazione con il Signore Gesù,
…viene dall’aver scoperto quelle cose che ci danno la gioia del rapporto con
Lui e anche dall’aver identificato quelle cose che invece ce lo strappano.
Allora ci sono cose a cui dobbiamo dire no, dobbiamo frenare. Non perché io sia
più giusto o meno giusto, ma perché voglio stare con il Signore Gesù Cristo,
perché voglio stare con gli altri.
Ci sono atti che un innamorato fa naturalmente; ci sono rinunzie che una
persona che ha il cuore pieno di amore fa senza dover fare troppi ragionamenti,
senza dover studiare morale.
Sono cose che si fanno per amore. Il dominio di sé è un frutto, è una
conseguenza dell’aver capito qual è la corona che vale. San Paolo diceva: ci
sono gli atleti che per una corona corruttibile, per uno scopo da quattro soldi
fanno dei sacrifici spaventosi. Ecco, noi possiamo fare dei sacrifici, possiamo
negarci delle cose perché abbiamo uno scopo: trovare l’Amato, inseguire
l’Amato. Nel Cantico dei Cantici la sposa per inseguire l’amato fa dei
sacrifici, patisce, soffre, perché c’è una cosa meravigliosa.
Il dominio di sé è la scelta dei no che io devo dire a me stesso per poter
saper stare con Cristo e con il prossimo.
VOCABOLARIO
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