Breve introduzione: La natura nella liturgia
In tutti i sacramenti compare la materia.
[1]L’uomo è immerso nell’universo. Nella Bibbia, creazione e
salvezza appaiono come due momenti e due atti dell’unico progetto di Dio. la creazione
è già l’inizio della storia ed è manifestazione dell’iniziativa preveniente di
Dio nei riguardi dell’uomo. Dio costruisce il giardino e poi lo dona all’uomo.
Adamo è impastato degli stessi elementi della creazione: impastato di creta e
vivificato col soffio (cfr Gen 2,7).
Il Figlio di Dio ci ha salvati attraverso il suo corpo di
carne.
La sacramentalità
delle cose
La salvezza raggiunge l’uomo attraverso la sua corporeità.
“Il corpo è il cardine della salvezza” (Tertulliano).
“Quando l’anima si unisce a Dio, è il corpo che rende
possibile l’unione. Il corpo viene lavato, perché l’anima sia purificata; il
corpo viene unto perché l’anima sia consacrata; il corpo viene segnato [con il
segno della croce] perché l’anima sia fortificata; il corpo viene ombreggiato
[con l’imposizione delle mani] perché l’anima venga illuminata dallo Spirito
Santo; il corpo viene nutrito con il corpo e il sangue di Cristo perché l’anima
si nutra di Dio” (Tertulliano, in PL [Patrologia
Latina, Migne 2, 806”. L’uomo può di nuovo guardare al mondo come a un
universo sacramentale, cioè a delle realtà permeate di Dio perché scaturenti da
lui e abitate dalla sua presenza. La signoria di Cristo, ristabilita nel tempo
presente, fa riscoprire all’uomo la necessaria connessione della salvezza con
il destino delle cose. La creazione può finalmente svelarsi come epifania di
Dio, che con il suo soffio continuamente rinnova la vita come una grazia; e
l’uomo si pone sulla linea della natura per comunicare con il divino,
servendosi anche della mediazione delle cose. Lo Spirito interviene perché la
realtà profana sia cristificata e apra le sue potenzialità al mistero che si
compie.
Antropologia,
Bibbia, Liturgia
Per la struttura psicocorporea dell’uomo, anche la liturgia
ha una doppia dimensione che va dal visibile all’invisibile, dalla materia allo
spirito.
Acqua, pane e vino,
olio: l’acqua nel battesimo, il pane e il
vino nell’eucarestia, e via dicendo, l’olio nel battesimo e nella
confermazione.
L’OLIO
Uno degli aspetti fondamentali dell’olio, a livello
antropologico, secondo la Bibbia, è che l’olio permea le cose. L’acqua
che ti bagna non entra nel corpo, invece l’olio, secondo la Bibbia, unge,
permea gli oggetti e permea il corpo, dando così le sue caratteristiche.
L’olio costituisce uno dei prodotti più necessari all’uomo.
prima si usava anche per l’illuminazione o come medicinale. È viscoso, penetra
e impregna in profondità, senza più evaporare; lubrifica; migliora la qualità
dei cibi; spalmato sulla pelle le conferisce bellezza, splendore e agilità;
mescolato alle essenze, diviene un profumo.
Biblicamente è presentato come una benedizione divina che
richiama la prosperità e l’abbondanza. Rappresenta il simbolo di qualcosa, che
ricevutala mi permea e mi dona le sue caratteristiche. Tocca la mia pelle:
tocca il mio essere. Tocca il mio essere dal punto di vista epidermico, ma non
superficiale.
E fa delle cose. Ha delle caratteristiche che sono
delle caratteristiche relazionali. Infatti noi diciamo che attraverso il
battesimo riceviamo l’essere cristiani,
attraverso la confermazione riceviamo l’agire
da cristiani: il mostrarci agli altri, al mondo con determinate capacità
operative. Cioè possiamo fare delle cose da cristiani perché siamo stati unti,
cioè permeati, uniti a qualcosa che abbiamo ricevuto.
Attenzione, non è in questo caso inteso come lubrificante o
simili, è inteso qui sempre come olio profumato, che porta con sé odore,
buon odore, buona fragranza. Per cui noi toccheremo qui, più che il
senso del tatto (per cui uno che viene unto viene toccato dall’olio), molto di
più toccheremo il senso dell’olfatto. Cioè il senso di ciò che noi
emaniamo.
Perciò, in sintesi, l’olio permea e consente, a chi ne è
permeato, di emanare qualcosa, di essere qualcosa rispetto agli altri.
L’Unto, il Messia, è Uno che da Dio ha ricevuto un ministero rispetto agli
altri, un modo di essere rispetto agli altri.
Caratteristiche dell’olio
L’olio conferisce forza. Sin dall’antichità ci sono
unguenti che tonificano, che rendono più forti, più capaci di usare il nostro
corpo. Qui non dobbiamo guardare all’olio pre-battesimale, l’olio dei
catecumeni, col significato dello scivolare, dell’essere inafferrabili. Qui il
senso è del tonificare, dare forza, rinvigorire.
Collegato a questo, l’olio è anche cura, salute.
L’olio dell’unzione degli infermi: qui l’olio è l’unguento capace di lenire le
malattie, il trauma.
L’olio della confermazione però sta un po’ prima del lenire
la malattia, è prima della malattia, cioè prima di essere cura della malattia,
è salutare, è salubre, è alimento della propria salute.
Quindi c’è forza e c’è anche salute.
Nel
linguaggio biblico l’olio esprime anche gioia.
L’olio è olio di esultanza, porta con sé allegria. A questo
è collegato anche il fatto del profumo.
È il senso della festa. L’olio consente l’atmosfera
della festa, portando il suo profumo.
E
naturalmente collegato a tutto questo, c’è un senso di bellezza.
L’olio è un cosmetico, fa brillare il volto dell’uomo, aiuta
a far brillare lo splendore del volto di un uomo, di una donna.
Sintesi
Quindi dando quest’olio si riceva questo pacco-dono, questa
serie di cose.
La gioia
Vediamo il senso della gioia.
È un profumo che uno porta con sé. Entrare nella propria
casa e sentirne il profumo vuol dire avere una consolazione. Entrare nella
propria stanza, sedersi in salotto e sentire profumo …
Dobbiamo ricordare la funzione importante dell’olfatto.
L’olfatto ha un ruolo molto importante, anche per i
sapori, perché il palato è collegato
molto al naso, alla percezione degli odori.
L’olfatto ci permette di distinguere il fragrante dal
rancido, il vitale, il fresco dal putrefatto. È un senso che serve alla
sopravvivenza. Noi l’abbiamo in atrofizzazione a motivo del fatto che lo
sostituiamo con tanti surrogati, che ci permettono di stabilire e controllare
le scadenze dei prodotti. Ma un tempo eravamo molto più bravi ad annusare. Gli
animali ad es. ci mostrano a cosa serve l’olfatto: la delimitazione del
territorio, il riconoscere la preda, riconoscere il predatore, riconoscere la
qualità buona o cattiva dei cibi, e via dicendo.
Questo fatto della gioia collegato al profumo perché? Perché
il profumo è annunzio di vita. L’olfatto appunto serve per riconoscere ciò che
è fresco, fragrante, vitale.
E allora chi è unto profuma di vita. Chi profuma bene parla
di gioia, parla di realtà vitale, di realtà che può alimentare la nostra
esistenza, di bellezza che arriva.
Ecco, c’è un olio di esultanza, un olio che fa gioire. Non
c’è il puzzo della morte, non c’è il cattivo odore dello stantìo, di ciò che
non si rinnova mai, di ciò che non conosce l’aria fresca, di ciò che non
conosce pulizia. Voi lo sapete, ogni tanto, meglio se spesso, a casa nostra
bisogna aprire le finestre. Un posto in cui domina lo sporco, il tanfo, il
cattivo odore, è molto indicativo rispetto a chi lo abita.
Nel Salmo 23 si parla del Signore, che è Pastore, che sparge
di olio profumato il nostro capo e che ci dà un calice traboccante. Ci
introduce in un banchetto, ma ci profuma, ci mette addosso il suo profumo, ci
dà la gioia, l’allegria della vita.
Questo fatto qui è ciò che la Chiesa dà attraverso la
Confermazione, sta dando questa gioia, questo profumo di Dio.
Questo porta con sé l’espulsione del rancido, infatti
dobbiamo ricordare il fatto che l’unguento è guarigione. Perché quest’olio
che dà gioia, allegria, vitalità, espelle il nero, espelle il demoniaco, il
satanico, ciò che è puzzolente, ciò che sa di zolfo, ciò che sa di morte, ciò
che è asfissiante. Questo unguento fa respirare, purifica l’aria.
In Mc 6 si dice che i discepoli mandati da Gesù scacciavano
i demoni e ungevano di olio i malati e questi guarivano (cfr Mc 6,13).
Scacciare i demoni e ungere con olio, come un atto
parallelo: c’è questa guarigione che è collegato al fatto di entrare nella vita
e scacciare la morte.
La bellezza
Allora, abbiamo detto: forza, cura, guarigione, ma
soprattutto gioia, bellezza. È un cosmetico. Indubitabilmente è un cosmetico.
Infatti serviva per attribuire certi tipi specifici di
bellezza, che sono queste emanazioni relazionali.
Abbiamo a che fare con un tipo particolare di bellezza, che
era una condizione importante dell’uomo. Infatti il rito della confermazione
sottolineerà questo antico e fondamentale uso dell’unzione, con cui si donava
questa bellezza. Questa bellezza e questo profumo di Dio lo ricevevano
fondamentalmente tre classi di persone.
1. Unzione regale
L’unzione principale è quella regale. Anche se non è la
prima unzione che compare nella Scrittura.
Viene unto il re. Il re viene inondato di questo odore, di
questo unguento che rende capaci di governare il proprio popolo, perché si
porta la bellezza di Dio. chi deve governare deve rispondere a Dio. E di Dio è
segno, perché Dio è il vero re, Dio è Colui che governa il mondo.
Chi è chiamato a governare, a qualsiasi livello e in qualsiasi
ambito, deve portare il profumo di Dio. I re venivano unti. Avveniva anche in
riti post-neotestamentari, riti medievali. I re venivano unti.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che devono ricevere una forza dall’alto e
obbedirgli.
Il re sarà il profumato, perché non fa le cose secondo la
sua voglia, secondo il suo vezzo, ma obbedendo a Dio. Per questo i re
decideranno della felicità d’Israele. Noi vediamo la storia dell’AT segnata
dalla bellezza o dalla bruttezza dei re.
Se l’unto, che è il re, quello che deve governare il popolo,
è un mentecatto, una persona mediocre il popolo soffrirà. E infatti la storia
della tragedia del popolo ebraico che porta fino all’esilio, è la storia della
degenerazione dei re, i quali uno dopo l’altro non si distaccano dalle colpe
dei loro padri. Malgrado siano unti male odorano, perché sono legati alla morte
dell’idolatria, alla morte e al rancido della menzogna.
È chiaro che un re deve essere qualcuno che profuma. E
vedremo che il Re vero, nel senso pieno, il Messia, l’Unto, sarà un uomo
morente, unto re, proclamato re, incoronato re dall’autorità romana sulla croce
“Gesù Nazareno Re dei Giudei”. Lui giunto nel buio, nel nulla della
morte, sarà colui che profumerà tutto il mondo, tanto che l’uomo che lo uccide,
il centurione, vedendolo morire in quel modo, dirà: “Veramente costui era il
Figlio di Dio” (Mc).
Emana questo uomo che cosa? Fragranze firmate? No. Un altro
tipo di fragranza, che non è percezione dell’olfatto fisico.: La fragranza
dell’amore di Dio. La fragranza dell’affetto presente nella donazione di se
stessi agli altri. La fragranza di quello che è un amore autentico, adulto,
vero, fino alla morte, fino al perdono incondizionato.
Questo è il vero re.
2. L’unzione dei sacerdoti
Nel quadro dell’unzione del luogo santo compare l’unzione
del sommo sacerdote.
Il sacerdote, che deve toccare le cose sante, viene unto con
l’olio profumato.
Perché?
Perché lui deve saper stare in mezzo al profumo di Dio, alle
cose sante, che vengono identificate negli oggetti di culto, negli oggetti del
Tempio. Prima negli oggetti della Tenda, questo santuario portatile che aveva
Israele e poi sarà nel Tempio di Gerusalemme.
È qualcuno che conosce il profumo di Dio e lo emana. È
qualcuno che sà entrare nel segreto di Dio.: Questo è il sacerdote.: Colui che
se invece addomestica queste cose a fini umani, arriverà all’assurdo di essere
davanti al Figlio di Dio e dire che è un bestemmiatore. Proprio come farà quell’unto, il sommo sacerdote
davanti a Cristo Gesù, l’Unto di Dio per eccellenza.
Ecco, il sacerdote sarà colui che sa toccare le cose sante e
ne resta permeato. Sa stare nelle cose sante. Conosce l’arte delle cose di Dio.
conosce l’arte della preghiera. Conosce l’arte della celebrazione di quello che
Dio è, cioè della ricezione della bellezza di Dio.
Il sacerdote è colui che in Cristo finalmente si mostra
compiutamente, autenticamente incarnato. Come dice la lettera agli Ebrei, è
colui che sa entrare nel Santo dei Santi, nel santuario segreto di Dio.
3. L’unzione profetica
Da ultimo, simbolicamente, si parla dei profeti come di
coloro che vengono unti. In realtà non ci sarà un profeta che venga unto. Sarà
unto in Spirito Santo, come avverrà realmente poi con la definizione, che si
dirà, di Cristo.
Sarà colui che porterà, emanerà la Parola di Dio. Sarà
portatore della Parola di Dio. Lo Spirito Santo scenderà su di Lui.
E così qui, soprattutto nell’unzione profetica, colleghiamo
la realtà dell’unzione, con il dono dello Spirito Santo: è una qualità di Dio
che può esser data all’uomo.
Lo Spirito Santo è in noi. Può essere dato a noi, entrare in
noi.
L’unzione dello Spirito Santo è ciò che nella realtà
profetica è avere il pensiero di Cristo / è avere la verità, che abita nel
profondo del nostro essere.
I profeti son coloro in cui lo Spirito Santo può parlare. I
profeti son coloro che hanno il profumo di Dio nel loro agire, nel loro
pensare, e nel loro, soprattutto, annunziare.
Al termine di questa carrellata, forse un pò abbondante di
dati, su cosa è l’unzione, che porta questo profumo nel governo del re, nella
sacralità del sacerdote, nella comunicazione del profeta, noi vediamo qualcosa
che è donato nella Confermazione.
Nella confermazione viene donata questa attitudine
straordinaria, di poter vivere secondo questo olio, olio del crisma, che ci fa
vivere secondo verità.
Quali
sono le caratteristiche di colui che riceve questo tipo di unzione’
Ricordando che il sigillo dello Spirito Santo è donato in
dono, e che quindi questa unzione è un regalo, è una grazia, dobbiamo altresì
ricordare a noi stessi, che spesso le cose che ci vengono date non le usiamo.
Questo profumo che ci viene donato possiamo non emanarlo, perché non l’abbiamo
veramente posseduto.
Invece, e questo è il desiderio di Dio, il desiderio di
colui che è morto e risorto, per darci insieme con se stesso tutti i doni, noi
abbiamo la possibilità di vivere con il dono del sacramento della
Confermazione, secondo uno statuto, che è la nostra elezione a essere immagine
di Dio, e portare l’immagine di Dio, che pienamente è il Signore Gesù Cristo.:
Noi possiamo vivere da re
Noi possiamo quindi vivere nel senso dell’unzione, cioè
dell’emanazione del profumo. Noi possiamo essere persone che sanno governare la
propria vita, che sanno amministrare ordinatamente le loro cose, che sanno dare
un ordine alle proprie cose, e sanno emettere il meglio di sé verso l’altro,
amarlo, perché governano il proprio cuore.
Noi possiamo essere questi re, emettere questa regalità. Noi
possiamo avere cioè questo atteggiamento principesco collegato alla vita cristiana.
La vita cristiana è collegata a grande, alta, meravigliosa
dignità, ha un atteggiamento regale. È interessante che i re fanno regalìe,
hanno generosità. I regali sono atti da re . Sapersi donare, perché ci
si possiede. Nessuno può donare ciò che non possiede. Un re è possessore del
regno. Per questo può donare. Uno possiede un regno e non sa donare? In che
triste condizione vive quest’uomo? Ho visto poveri donare tutto il poco che
avevano e ricchi non mollare nulla del proprio molto. O peggio ancora prendere
ai poveri tutto il loro poco.
Noi mostriamo la nostra regalità nel saperci donare.
Mostriamo il nostro possesso, mostriamo la nostra grandezza, mostriamo la
nostra dignità, nel poter servire, nel non essere schiavi del nostro ego.
E questa è l’unzione che riceviamo, nel battesimo prima,
nella confermazione poi.
Siamo anche atti alle cose sante
Abbiamo l’unzione sacerdotale. Siamo dunque atti alla
preghiera. La nostra preghiera può essere piena di unzione. Noi possiamo
toccare le cose di Dio. Noi possiamo anche essere tramite delle cose di Dio:
portarle in noi, esserne permeati e saper entrare nel segreto di Dio.
Attraverso le nostre opere noi possiamo far presente Dio. noi possiamo
introdurre le persone nella santità, nel Santo dei Santi. Quante volte un
atteggiamento di un cristiano può essere dare Dio a qualcuno, rivelamento,
svelamento, dell’esistenza di Dio per qualcuno, dono della santità possibile e
diventare desiderio di imitazione, fiducia che ciò è possibile.
Unzione sacerdotale, per cui una persona è capace di
introdurre la dimensione di Dio nelle cose, fare incontrare le cose e Dio,
rendere presente Dio alle persone e alle cose, donare Dio alle cose e le cose a
Dio, donare Dio alle persone e le persone a Dio. attraverso atti sacerdotali,
di offerta a Dio di se stessi, di legami a Dio, attraverso la nostra preghiera,
di offerta della nostra croce quotidiana, in cui possiamo incontrare Dio, noi
possiamo far presente il Santo, il Signore Dio.
Quale cosa straordinaria! Il corpo dell’uomo è un tempio, è
fatto per la santità, è fatto per le cose più belle. E da questo deriva una
percezione di se stessi finalmente nobile, bella: siamo sacerdoti, tutti
quanti. Siamo persone che hanno un compito: mostrare il volto di Dio, mostrare
la santità di Dio.
Unzione profetica
Da ultimo questa unzione ci fa profeti: capaci di emanare la
Parola di Dio, capaci di avere la Parola di Dio sulle labbra, capaci di avere,
il pensiero di Cristo.
Che vuol dire questo? Che ogni nostro atto è una missione.
Noi siamo profeti, inviati da Dio, in ogni cosa che facciamo.
Noi siamo gente santa, popolo di sua conquista, un
sacerdozio regale che ha la profezia come suo atteggiamento di fronte alla vita.
Cioè: se uno accoglie la bellezza di Dio, se uno accoglie il
profumo di Dio, se ne lascia permeare, e questo viene celebrato dal sacramento
della confermazione, se uno assume la propria confermazione, questa conferma da
parte di Dio nei nostri confronti, ecco, noi possiamo essere luce per il mondo,
profezia per il mondo, perché possiamo rinvenire e parlare di questo amore di
Dio sempre, parlare della bontà di Dio sempre.
C’è una luce che ha chi ha fede, che è luce profetica,
liberante per ogni uomo che è sulla terra.
[1] Liberamente tratto da Elementi naturali, ROSSO S., in NUOVO DIZIONARIO
DI LITURGIA, a cura di Sartore D. e Triacca M., 428 ss
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