8. L'imposizione delle mani


I gesti che accompagnano questo sacramento sono fondamentalmente due: l’imposizione delle mani e l’unzione con l’olio del crisma.

L’imposizione delle mani è il gesto che precede l’unzione, ma anche accompagna il gesto dell’unzione stessa. Si impone la mano mentre con il pollice si unge la fronte.

Dobbiamo vedere innanzitutto cosa significa in sé il gesto dell’imposizione delle mani. E poi vedremo cosa significa nello specifico del sacramento della Confermazione.

Il gesto di imporre le mani c’è in tutti i sacramenti. Nel sacramento del matrimonio viene sostituito dall’unione delle mani, al momento in cui i due sposi si stringono la mano destra e si dichiarano le parole che celebrano il sacramento. Nel battesimo c’è l’imposizione delle mani, nella cresima …, nel sacramento dell’Eucarestia c’è l’epiclesi (il momento in cui si chiede lo Spirito Santo sulle offerte, ecco l’imposizione delle mani), così nel sacramento della Riconciliazione, così nel momento in cui si conferisce il sacramento dell’Ordine l’imposizione delle mani è momento centrale, e così anche nel sacramento dell’Unzione degli infermi.

Perché questo gesto accompagna sempre i sacramenti?

Le mani
Cosa sono le nostre mani? Quindi perché questo fatto di toccare un altro con le nostre mani?

Tatto

Il tatto è un senso molto importante. Anche del gusto (palato) possiamo dire che è tatto: il tatto della lingua.
Noi possiamo vivere senza poter vedere (senso della vista), possiamo vivere senza poter udire (udito), possiamo perdere il senso del gusto, l’olfatto, ma non possiamo perdere il tatto.
Uomini sordo-ciechi, chiaramente molto limitati nella loro relazione con l’esterno, tuttavia riescono a stabilire tale contatto col mondo esterno grazie al tatto. E normalmente il tatto è concentrato sulle mani. I nostri sensori sono distribuiti sul nostro corpo in vario modo. Ci sono parti del nostro corpo dove ci sono pochi ricettori, per es. sulla schiena ce ne sono pochissimi. Anche se tutto il nostro corpo in qualche modo è tattile, cioè sente.
Ma dov’è che c’è la maggiore concentrazione di ricezione tattile?
Labbra
Sulle labbra, luogo che deve essere molto  selettivo, visto che vi passa il cibo, e per tutta una serie di attività importanti che si svolgono usando la bocca, come il parlare, il baciare. Le labbra sono molto sensibili.


Mani

E sulle nostre mani, il luogo dove i ricettori tattili sono più concentrati. Quindi le nostre mani sono uno strumento di contatto, uno strumento di relazioni umane molto molto importante. Non dimentichiamo che anche dal punto di vista morfologico le nostre mani sono molto rilevanti. La capacità umana, tecnica di riuscire a produrre oggetti (manufatti appunto), può raggiungere livelli altissimi. L’uomo sin dai primordi della sua esistenza ha costruito tecnologia proprio con le sue mani, andando di progresso in progresso. La sua abilità nell’uso delle mani gli deriva in gran parte dal fatto di avere il pollice oppositivo, per cui riesce a fare cose straordinarie.
Le mani sono usatissime da parte dell’uomo. provate a passare una giornata con le mani in tasca e a fare tutti i lavori e tutto quello che dovete normalmente fare: spostare le coperte, aprire la porta del bagno, fare i bisogni, lavarvi i denti, la faccia, aprire la manopola della doccia, vestirvi, preparare la colazione, …
“Non stare con le mani in mano” si dice.

Le mani danno grande nobiltà all’agire umano: esse accolgono, invitano, servono, accarezzano, sostengono, sanno fare gesti gentili.

Allora le mani hanno un portato simbolico enorme: rappresentano la qualità dell’opera umana. Le mani riportano all’opera umana. Anche di Dio si dice: “L’opera delle sue mani annunzia il firmamento”, per dire che guardando il firmamento si vede l’operato-opera di Dio, ciò che Dio ha fatto.

Avere le mani inutili, vuol dire non servire a niente esistenzialmente. “Non hai la mano” o “non hai ancora la mano” significa che non hai ancora dimestichezza a fare qualche cosa. “Ci devo prendere la mano”. Sono modi di dire che vogliono indicare la nostra abilità.

Le mani indicano anche il possesso.
Le mani indicano appunto ciò che afferriamo, ciò che teniamo saldamente, ciò a cui teniamo.

Le mani e le dita sono collegati ai due emisferi del cervello. Pensate a tutto il gesticolare delle mani quando ragioniamo, pensate a quanto siano rivelative le mani: mani e sentimenti o mani e attitudini interiori sono strettamente correlate: puntare il dito (giudizio o comando), stringere le mani in un certo modo può indicare una persona solida, oppure fragile, o fredda e distaccata (la mano molle), oppure può tradire un atteggiamento dominatore o comunque in cui si vuole mostrare forza e controllo (stringere la mano a qualcuno tenendo il braccio rigido col palmo rivolto verso il basso). Le palme rivolte verso l’alto invece sono molto più rassicuranti, sono il gesto di chi chiede, o di chi sta cercando di spiegarsi o di chi sta porgendo un discorso in modo delicato o sta dicendo “prego si accomodi” o “prendi pure la parola, ti ascolto”.

Imporre le mani

“Aprire la mano”, anche nella Scrittura significa donare qualche cosa. C’è un Salmo che dice: “Apri la tua mano e sazi di bene ogni vivente”.
Imporre le mani a qualcuno, aprire le mani, non verso di sé ma verso l’altro, per cui c’è qualcosa che io sto dando.

Nella Scrittura
Nella Scrittura l’imposizione delle mani è un atto molto importante.
Primo fra tutti, era un gesto paterno: il padre a u dato momento, probabilmente al termine della sua vita, poneva le mani sulla testa del proprio figlio. E cosa voleva dire? Voleva dire comunicargli il suo possesso, era il gesto che significava il passaggio dell’eredità: ciò che è mio lo do a te. Ciò che è mio, rovescio le palme, lo do a te, rovescio le palme verso di te. Tutto quello che è mio adesso diventa tuo.
Lo fa Mosè con Giosuè, quando gli consegna il suo ministero.

Allora è consegnare qualcosa di importante, consegnare un possesso personale.

= toccare
Nello stesso tempo vuol dire anche toccare. Toccare con il palmo delle mani l’altro vuol dire unirsi a lui.

Ed ecco che in questo doppio significato di consegnare ciò che è proprio e di unirsi all’altro, il gesto del padre verso il figlio è altamente simbolico. E indica la benedizione. Benedizione che è unione e comunione. Benedire si fa con le mani. Perché la benedizione è un gesto delle mani in cui si tocca l’altro? Perché appunto si stabilisce questa relazione tattile, che è altamente simbolica.

Consacrazione
Dunque, unione, comunione, consegna delle ricchezze.
Ma è anche consacrazione.
Nell’AT si eleggeva qualcuno e lo si consacrava con questo gesto dell’imposizione delle mani.
Perché sul capo?
Perché di fatto la testa, sede operativa, stia sotto questa benedizione. Vuol dire anche passare le opere, passare le intenzioni, informare il pensiero dell’altro con le proprie opere e con il benedicente.
Non dimentichiamo che questo gesto è il gesto di Gesù mentre ascende al cielo nel racconto di Lc: “Alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo” (Lc 24,50-51). Ha dato delle consegne (la missione da compiere) e ora li benedice.

Quindi, questa consacrazione vuol dire che la persona è separata da un tipo di possesso, per una specifica missione.

Identificazione fra il benedicente e il benedetto
Ancora altro significato dell’imporre le mani su qualcuno.
C’è comunione, quindi c’è identificazione. Do all’altro parte di me.
Gesù nel NT per mezzo delle mani benedice, cura, libera, quindi comunica all’altro ciò che egli possiede, se stesso, quindi la sua benedizione ci porta la sua salvezza, la sua vita.
Per questo impone la mani ai malati e questi guariscono, perché gli comunica la sua forza di vita.

Per questo continua questo gesto nei sacramenti, perché la Chiesa continua e continuerà questo gesto: per continuare questo atto: di passare la salvezza di Cristo alle persone che si accostano ai sacramenti.
Per mezzo di questo noi riceviamo la grazia, riceviamo i beni di Dio, noi riceviamo le cose di Dio.


Imposizione delle mani nella Confermazione

“Dio Onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questi tuoi figli dall’acqua e dallo Spirito Santo, liberandoli dal peccato, infondi in loro il tuo Santo Spirito Paraclito, Spirito di Sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà e riempili dello spirito del tuo santo timore, per Cristo nostro Signore”. Questo è il vero nocciolo della preghiera, la cosegna dello Spirito Santo.
Il Bene, il Dono (è un nome dello Spirito Santo: è Il Dono dall’alto), la Potenza dall’alto è consegnato in questo momento. Per cui la Chiesa, su mandato di Cristo Gesù signore nostro, consegna i beni più preziosi che ha ricevuto. Qui consegna il Dono, lo Spirito Santo.

Il Dono è questo, ciò che abbiamo da dare questo è fondamentalmente, non è altro. Che cosa abbiamo da dare a seguito della redenzione ricevuta da Cristo? Abbiamo da dare lo Spirito Santo. Abbiamo da dare questo dono.

E noi non pretendiamo altro. Lasciamoci istruire da questo fatto. Io chiedo aiuto? Ricevo questo dono.
Ho bisogno di vivere bene, di avere una vita grande, bella, ho bisogno di andare al centro della mia esistenza, ho bisogno di non sprecare il senso e la funzione del mio corpo, il senso e la funzione di quelli che mi circondano, il senso e la funzione del creato, il senso delle mie relazioni.
E cosa viene dato a me, affinché io possa fare tutto questo? Mi viene dato lo Spirito Santo. È questo quello che mi serve.
Molto spesso noi pensiamo che quello che ci serve è avere condizioni migliori intorno a noi, avere più forza interiore, fisica, avere un buon carattere, avere beni, avere situazioni agevoli e quant’altro .. No. Ci serve lo Spirito Santo. Quello che serve veramente all’uomo è lo Spirito Santo.
Senza, la vita è banale. Senza la vita non ha spessore. Senza la vita è una variazione piccola su un tema piuttosto modesto, con melodie monotone. Lo Spirito Santo da altre armonie alla nostra esistenza, dà un altro sfondo, un’altra profondità, un altro spessore.

Quello di cui ho bisogno oggi è lo Spirito Santo, non di altro. Non di essere capito, non di stare bene fisicamente. Perché posso stare bene fisicamente e tutti capirmi, ma io non ho luce nell’anima, sono secco interiormente e non ho niente da donare perché non ho dono interiore.
Posso essere in una situazione molto difficile, ma portare molto frutto. Posso fare frutti fuori stagione, diversamente da quel fico a cui il Signore Gesù chiese frutti fuori stagione, ma no ne trovò.

Ci sono di quelli che hanno lo Spirito Santo, e avendo la sua luce dentro, riescono a fare della propria vita, anche in condizioni difficili e avverse, qualcosa di luminoso e uno strumento salvifico.
Non ho niente, ho lo Spirito Santo? Ho la cosa più preziosa. Ho il Dono, da donare agli altri. Sono povero, posso fare ricchi gli altri.
Ho tutto, non ho lo Spirito Santo? Sono un poveraccio, mi manca ciò che è veramente prezioso.

Lo Spirito Santo è la cosa veramente necessaria di cui abbiamo bisogno. Chiedete lo Spirito Santo. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Quale padre se il figlio gli chiede pane darà un sasso? Se gli chiede pesce darà una serpe? Così il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono. Chiedete lo Spirito Santo. Chiedete lo Spirito Santo e vi sarà dato.

Lo Spirito Santo: questo è il dono
Il Battesimo conferisce l’essere figli di Dio. la confermazione conferisce l’agire da figli di Dio. Perché io faccia cose belle nella vita ho bisogno dello Spirito Santo. Perché io riesca a chiamare i miei peccati col loro vero nome ho bisogno dello Spirito Santo: “è lo Spirito che convince di peccato”.
Noi abbiamo bisogno di questo Maestro interiore, di questo dono di santo timore (di senso dei miei limiti, umilmente accettato), di questo dono di pietà (di dolcezza nei confronti di Dio), del dono del consiglio (che è il senso delle rinunce che devo saper fare, delle scelte che devo saper fare), ho bisogno della fortezza, che è la capacità di affrontare le difficoltà della vita fidandomi di Dio, ho bisogno di intelletto perché ho bisogno di comprendere la profondità delle cose, ho bisogno di quella scienza di Dio che è umiltà, sapere chi è Dio e chi sono io, sapere chi è Dio per me e chi sono io per Lui. E da questo deriva il saper vivere le cose.
Ma ulteriormente, per spiegare tutto questo, va spiegato che cos’è il sacramento della Confermazione. Il conferimento dello Spirito Santo: Confermazione. Perché lo chiamiamo così?
Dalla parola latina indica arrivare alla fermezza, arrivare allo stato fermo e definitivo. Per cui è un sacramento che vuole indicare una compiutezza di ricezione di stato adatto alla vita cristiana.

Il problema è: Chi conferma?
Abbiamo sottolineato che sono i cresimandi che confermano, attraverso la professione di fede, la loro adesione alla Chiesa. Questo è vero, ma è parziale.
In realtà chi conferma qui è Dio.
Essere confermati da Dio. cioè essere fatti fermi da Dio.
Attraverso il sacramento della confermazione noi confermiamo la natura essenziale delle opere cristiane: le opere cristiane sono opere in cui ci lasciamo guidare da Dio, il quale ci rende fermi.
Abbiamo la nostra forza nel suo Santo Spirito.
Abbiamo la nostra sostanza, la nostra qualità, il nostro spessore nel fatto che è Dio che ci conferma.
Il sacramento della confermazione è anche, cosa molto importante, una dichiarazione di paternità da parte di Dio verso chi lo riceve. Dio è, attraverso il vescovo che lo conferisce, questo Padre che ha e che sta regalando al cresimando i suoi beni, i suoi doni, anzi il Dono.
Dio Padre, nel conferimento della confermazione, ci sta dicendo: “Guarda ti do fiducia. Non ti ho chiamato alla vita per farti fare cose piccole, ma per farti fare le mie opere, per darti le mie mani, per darti le mie capacità di toccare in modo redento e redentivo, per darti le mie capacità di essere in relazione con gli altri, di donare, di saper gestire, di saper guidare.
Si è confermati da Dio per avere una dimensione: la dimensione di chi è sostenuto, fatto forte dalla paternità di Dio. È lo Spirito che attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. È nello Spirito che riceviamo l’adozione a figli di Dio.
L’uomo interiore cresce dalla paternità di Dio.
Il cresimando è un uomo benedetto. È un uomo che possiede qualcosa di immenso. È un uomo che può compiere le opere di Dio, perché Dio lo  conferma e gli da la forza per fare queste meravigliose opere, che sono le sue stesse opere. Noi facciamo le opere di Dio. Dio fa opere per mezzo nostro. E con la confermazione ci abilita a compierle. Siamo suoi figli, benedetti da Dio nostro Padre. E facciamo le opere del Padre nostro che è nei cieli.

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