I gesti che
accompagnano questo sacramento sono fondamentalmente due: l’imposizione delle
mani e l’unzione con l’olio del crisma.
L’imposizione
delle mani è il gesto che precede l’unzione, ma anche accompagna il gesto
dell’unzione stessa. Si impone la mano mentre con il pollice si unge la fronte.
Dobbiamo vedere
innanzitutto cosa significa in sé il gesto dell’imposizione delle mani. E poi
vedremo cosa significa nello specifico del sacramento della Confermazione.
Il gesto di
imporre le mani c’è in tutti i sacramenti. Nel sacramento del matrimonio viene
sostituito dall’unione delle mani, al momento in cui i due sposi si stringono
la mano destra e si dichiarano le parole che celebrano il sacramento. Nel
battesimo c’è l’imposizione delle mani, nella cresima …, nel sacramento
dell’Eucarestia c’è l’epiclesi (il
momento in cui si chiede lo Spirito Santo sulle offerte, ecco l’imposizione
delle mani), così nel sacramento della Riconciliazione, così nel momento in cui
si conferisce il sacramento dell’Ordine l’imposizione delle mani è momento
centrale, e così anche nel sacramento dell’Unzione degli infermi.
Perché questo gesto accompagna
sempre i sacramenti?
Le mani
Cosa sono le
nostre mani? Quindi perché questo fatto di toccare un altro con le nostre mani?
Tatto
Il tatto è un senso
molto importante. Anche del gusto (palato) possiamo dire che è tatto: il tatto
della lingua.
Noi possiamo
vivere senza poter vedere (senso della vista), possiamo vivere senza poter
udire (udito), possiamo perdere il senso del gusto, l’olfatto, ma non possiamo perdere
il tatto.
Uomini
sordo-ciechi, chiaramente molto limitati nella loro relazione con l’esterno,
tuttavia riescono a stabilire tale contatto col mondo esterno grazie al tatto.
E normalmente il tatto è concentrato sulle mani. I nostri sensori sono
distribuiti sul nostro corpo in vario modo. Ci sono parti del nostro corpo dove
ci sono pochi ricettori, per es. sulla schiena ce ne sono pochissimi. Anche se
tutto il nostro corpo in qualche modo è tattile, cioè sente.
Ma dov’è che c’è la maggiore
concentrazione di ricezione tattile?
Labbra
Sulle labbra,
luogo che deve essere molto selettivo,
visto che vi passa il cibo, e per tutta una serie di attività importanti che si
svolgono usando la bocca, come il parlare, il baciare. Le labbra sono molto
sensibili.
Mani
E sulle nostre
mani, il luogo dove i ricettori tattili sono più concentrati. Quindi le nostre
mani sono uno strumento di contatto, uno strumento di relazioni umane molto
molto importante. Non dimentichiamo che anche dal punto di vista morfologico le
nostre mani sono molto rilevanti. La capacità umana, tecnica di riuscire a
produrre oggetti (manufatti appunto), può raggiungere livelli altissimi. L’uomo
sin dai primordi della sua esistenza ha costruito tecnologia proprio con le sue
mani, andando di progresso in progresso. La sua abilità nell’uso delle mani gli
deriva in gran parte dal fatto di avere il pollice oppositivo, per cui riesce a
fare cose straordinarie.
Le mani sono
usatissime da parte dell’uomo. provate a passare una giornata con le mani in
tasca e a fare tutti i lavori e tutto quello che dovete normalmente fare:
spostare le coperte, aprire la porta del bagno, fare i bisogni, lavarvi i
denti, la faccia, aprire la manopola della doccia, vestirvi, preparare la
colazione, …
“Non stare con
le mani in mano” si dice.
Le mani danno
grande nobiltà all’agire umano: esse accolgono, invitano, servono, accarezzano,
sostengono, sanno fare gesti gentili.
Allora le mani
hanno un portato simbolico enorme: rappresentano la qualità dell’opera umana.
Le mani riportano all’opera umana. Anche di Dio si dice: “L’opera delle sue
mani annunzia il firmamento”, per dire che guardando il firmamento si vede
l’operato-opera di Dio, ciò che Dio ha fatto.
Avere le mani
inutili, vuol dire non servire a niente esistenzialmente. “Non hai la mano” o
“non hai ancora la mano” significa che non hai ancora dimestichezza a fare
qualche cosa. “Ci devo prendere la mano”. Sono modi di dire che vogliono
indicare la nostra abilità.
Le mani indicano anche il
possesso.
Le mani
indicano appunto ciò che afferriamo, ciò che teniamo saldamente, ciò a cui
teniamo.
Le mani e le
dita sono collegati ai due emisferi del cervello. Pensate a tutto il
gesticolare delle mani quando ragioniamo, pensate a quanto siano rivelative le
mani: mani e sentimenti o mani e attitudini interiori sono
strettamente correlate: puntare il dito (giudizio o comando), stringere le mani
in un certo modo può indicare una persona solida, oppure fragile, o fredda e
distaccata (la mano molle), oppure può tradire un atteggiamento dominatore o
comunque in cui si vuole mostrare forza e controllo (stringere la mano a
qualcuno tenendo il braccio rigido col palmo rivolto verso il basso). Le palme
rivolte verso l’alto invece sono molto più rassicuranti, sono il gesto di chi
chiede, o di chi sta cercando di spiegarsi o di chi sta porgendo un discorso in
modo delicato o sta dicendo “prego si accomodi” o “prendi pure la parola, ti
ascolto”.
Imporre le mani
“Aprire la
mano”, anche nella Scrittura significa donare qualche cosa. C’è un Salmo che
dice: “Apri la tua mano e sazi di bene ogni vivente”.
Imporre le mani
a qualcuno, aprire le mani, non verso di sé ma verso l’altro, per cui c’è
qualcosa che io sto dando.
Nella Scrittura
Nella Scrittura
l’imposizione delle mani è un atto molto importante.
Primo fra
tutti, era un gesto paterno: il padre a u dato momento, probabilmente al
termine della sua vita, poneva le mani sulla testa del proprio figlio. E cosa
voleva dire? Voleva dire comunicargli il suo possesso, era il gesto che
significava il passaggio dell’eredità: ciò che è mio lo do a te. Ciò che è mio,
rovescio le palme, lo do a te, rovescio le palme verso di te. Tutto quello che
è mio adesso diventa tuo.
Lo fa Mosè
con Giosuè, quando gli consegna il suo ministero.
Allora è
consegnare qualcosa di importante, consegnare un possesso personale.
= toccare
Nello stesso
tempo vuol dire anche toccare. Toccare con il palmo delle mani l’altro vuol
dire unirsi a lui.
Ed ecco che in
questo doppio significato di consegnare ciò che è proprio e di unirsi
all’altro, il gesto del padre verso il figlio è altamente simbolico. E indica la
benedizione. Benedizione che è unione e comunione. Benedire si fa con le
mani. Perché la benedizione è un gesto delle mani in cui si tocca l’altro?
Perché appunto si stabilisce questa relazione tattile, che è altamente
simbolica.
Consacrazione
Dunque, unione,
comunione, consegna delle ricchezze.
Ma è anche
consacrazione.
Nell’AT si
eleggeva qualcuno e lo si consacrava con questo gesto dell’imposizione delle
mani.
Perché sul capo?
Perché di fatto
la testa, sede operativa, stia sotto questa benedizione. Vuol dire anche
passare le opere, passare le intenzioni, informare il pensiero dell’altro con
le proprie opere e con il benedicente.
Non
dimentichiamo che questo gesto è il gesto di Gesù mentre ascende al cielo nel
racconto di Lc: “Alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò
da loro e fu portato verso il cielo” (Lc 24,50-51). Ha dato delle consegne (la
missione da compiere) e ora li benedice.
Quindi, questa
consacrazione vuol dire che la persona è separata da un tipo di possesso, per
una specifica missione.
Identificazione fra il benedicente e il benedetto
Ancora altro
significato dell’imporre le mani su qualcuno.
C’è comunione,
quindi c’è identificazione. Do all’altro parte di me.
Gesù nel NT per
mezzo delle mani benedice, cura, libera, quindi comunica all’altro ciò che egli
possiede, se stesso, quindi la sua benedizione ci porta la sua salvezza, la sua
vita.
Per questo
impone la mani ai malati e questi guariscono, perché gli comunica la sua forza
di vita.
Per questo
continua questo gesto nei sacramenti, perché la Chiesa continua e
continuerà questo gesto: per continuare questo atto: di passare la salvezza di
Cristo alle persone che si accostano ai sacramenti.
Per mezzo di
questo noi riceviamo la grazia, riceviamo i beni di Dio, noi riceviamo le cose
di Dio.
Imposizione delle mani nella Confermazione
“Dio
Onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questi
tuoi figli dall’acqua e dallo Spirito Santo, liberandoli dal peccato, infondi
in loro il tuo Santo Spirito Paraclito, Spirito di Sapienza e di intelletto,
spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà e riempili
dello spirito del tuo santo timore, per Cristo nostro Signore”. Questo è il
vero nocciolo della preghiera, la cosegna dello Spirito Santo.
Il Bene, il
Dono (è un nome dello Spirito Santo: è Il Dono dall’alto), la Potenza dall’alto
è consegnato in questo momento. Per cui la Chiesa, su mandato di Cristo Gesù
signore nostro, consegna i beni più preziosi che ha ricevuto. Qui consegna il
Dono, lo Spirito Santo.
Il Dono è
questo, ciò che abbiamo da dare questo è fondamentalmente, non è altro. Che
cosa abbiamo da dare a seguito della redenzione ricevuta da Cristo? Abbiamo da
dare lo Spirito Santo. Abbiamo da dare questo dono.
E noi non
pretendiamo altro. Lasciamoci istruire da questo fatto. Io chiedo aiuto? Ricevo
questo dono.
Ho bisogno di vivere
bene, di avere una vita grande, bella, ho bisogno di andare al centro della mia
esistenza, ho bisogno di non sprecare il senso e la funzione del mio corpo, il
senso e la funzione di quelli che mi circondano, il senso e la funzione del
creato, il senso delle mie relazioni.
E cosa viene
dato a me, affinché io possa fare tutto questo? Mi viene dato lo Spirito Santo.
È questo quello che mi serve.
Molto spesso
noi pensiamo che quello che ci serve è avere condizioni migliori intorno a noi,
avere più forza interiore, fisica, avere un buon carattere, avere beni, avere
situazioni agevoli e quant’altro .. No. Ci serve lo Spirito Santo. Quello che
serve veramente all’uomo è lo Spirito Santo.
Senza, la vita
è banale. Senza la vita non ha spessore. Senza la vita è una variazione piccola
su un tema piuttosto modesto, con melodie monotone. Lo Spirito Santo da altre
armonie alla nostra esistenza, dà un altro sfondo, un’altra profondità, un
altro spessore.
Quello di cui
ho bisogno oggi è lo Spirito Santo, non di altro. Non di essere capito, non di
stare bene fisicamente. Perché posso stare bene fisicamente e tutti capirmi, ma
io non ho luce nell’anima, sono secco interiormente e non ho niente da donare
perché non ho dono interiore.
Posso essere in
una situazione molto difficile, ma portare molto frutto. Posso fare frutti
fuori stagione, diversamente da quel fico a cui il Signore Gesù chiese frutti
fuori stagione, ma no ne trovò.
Ci sono di
quelli che hanno lo Spirito Santo, e avendo la sua luce dentro, riescono a fare
della propria vita, anche in condizioni difficili e avverse, qualcosa di
luminoso e uno strumento salvifico.
Non ho niente,
ho lo Spirito Santo? Ho la cosa più preziosa. Ho il Dono, da donare agli altri.
Sono povero, posso fare ricchi gli altri.
Ho tutto, non
ho lo Spirito Santo? Sono un poveraccio, mi manca ciò che è veramente prezioso.
Lo Spirito
Santo è la cosa veramente necessaria di cui abbiamo bisogno. Chiedete lo
Spirito Santo. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà
aperto. Quale padre se il figlio gli chiede pane darà un sasso? Se gli chiede
pesce darà una serpe? Così il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a
coloro che glielo chiedono. Chiedete lo Spirito Santo. Chiedete lo Spirito
Santo e vi sarà dato.
Lo Spirito Santo: questo è il dono
Il Battesimo
conferisce l’essere figli di Dio. la confermazione conferisce l’agire da figli
di Dio. Perché io faccia cose belle nella vita ho bisogno dello Spirito Santo.
Perché io riesca a chiamare i miei peccati col loro vero nome ho bisogno dello
Spirito Santo: “è lo Spirito che convince di peccato”.
Noi abbiamo
bisogno di questo Maestro interiore, di questo dono di santo timore (di senso
dei miei limiti, umilmente accettato), di questo dono di pietà (di dolcezza nei
confronti di Dio), del dono del consiglio (che è il senso delle rinunce che
devo saper fare, delle scelte che devo saper fare), ho bisogno della fortezza,
che è la capacità di affrontare le difficoltà della vita fidandomi di Dio, ho
bisogno di intelletto perché ho bisogno di comprendere la profondità delle
cose, ho bisogno di quella scienza di Dio che è umiltà, sapere chi è Dio e chi
sono io, sapere chi è Dio per me e chi sono io per Lui. E da questo deriva il
saper vivere le cose.
Ma
ulteriormente, per spiegare tutto questo, va spiegato che cos’è il
sacramento della Confermazione. Il conferimento dello Spirito Santo:
Confermazione. Perché lo chiamiamo così?
Dalla parola
latina indica arrivare alla fermezza,
arrivare allo stato fermo e definitivo. Per cui è un sacramento che vuole
indicare una compiutezza di ricezione di stato adatto alla vita cristiana.
Il problema è: Chi conferma?
Abbiamo
sottolineato che sono i cresimandi che confermano, attraverso la professione di
fede, la loro adesione alla Chiesa. Questo è vero, ma è parziale.
In realtà chi
conferma qui è Dio.
Essere
confermati da Dio. cioè essere fatti fermi da Dio.
Attraverso il
sacramento della confermazione noi confermiamo la natura essenziale delle opere
cristiane: le opere cristiane sono opere in cui ci lasciamo guidare da Dio,
il quale ci rende fermi.
Abbiamo la
nostra forza nel suo Santo Spirito.
Abbiamo la
nostra sostanza, la nostra qualità, il nostro spessore nel fatto che è Dio che
ci conferma.
Il sacramento
della confermazione è anche, cosa molto importante, una dichiarazione di
paternità da parte di Dio verso chi lo riceve. Dio è, attraverso il vescovo che
lo conferisce, questo Padre che ha e che sta regalando al cresimando i suoi
beni, i suoi doni, anzi il Dono.
Dio Padre, nel
conferimento della confermazione, ci sta dicendo: “Guarda ti do fiducia. Non ti
ho chiamato alla vita per farti fare cose piccole, ma per farti fare le mie
opere, per darti le mie mani, per darti le mie capacità di toccare in modo
redento e redentivo, per darti le mie capacità di essere in relazione con gli
altri, di donare, di saper gestire, di saper guidare.
Si è confermati
da Dio per avere una dimensione: la dimensione di chi è sostenuto, fatto forte
dalla paternità di Dio. È lo Spirito che attesta al nostro spirito che siamo
figli di Dio. È nello Spirito che riceviamo l’adozione a figli di Dio.
L’uomo
interiore cresce dalla paternità di Dio.
Il cresimando è
un uomo benedetto. È un uomo che possiede qualcosa di immenso. È un uomo che
può compiere le opere di Dio, perché Dio lo conferma e gli da la forza per fare queste
meravigliose opere, che sono le sue stesse opere. Noi facciamo le opere di Dio.
Dio fa opere per mezzo nostro. E con la confermazione ci abilita a compierle.
Siamo suoi figli, benedetti da Dio nostro Padre. E facciamo le opere del Padre
nostro che è nei cieli.
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