Questo Sacramento, nella Chiesa latina viene
normalmente ricevuto dal Vescovo.
In Oriente
invece questo sacramento viene ricevuto insieme ai sacramenti dell’iniziazione
cristiana: Battesimo, Cresima, Eucaristia.
Noi abbiamo
differito questo sacramento, perché
riteniamo che ogni battezzato debba ricevere almeno un sacramento da un
vescovo. Cioè incontrare la pienezza del sacerdozio, incontrare la Presidenza della diocesi. Incontrando
così qualcuno che più pienamente mostra l’incontro con la Chiesa, con quella
realtà che sta consegnandogli questo sacramento.
Sono vari i segni
di questo sacramento che parlano della realtà ecclesiale.
Il padrino
accompagna il cresimando poggiandogli la mano destra sulla spalla. Simboleggia
così lo Spirito Santo che consiglia.
C’è il vescovo
che presiede, il padrino che accompagna, la comunità ecclesiale riunita in
assemblea liturgica.
Con la Confermazione si diviene “più
perfettamente vincolati alla Chiesa”. Così parla di questo sacramento il
Concilio Vaticano II.
Questo
sacramento dunque implica la piena incorporazione nel corpo di Cristo che è la
Chiesa.
Il Battesimo dà
d’essere figli di Dio. La Confermazione la possibilità di vivere da figli di
Dio, di agire da figli di Dio.
Una volta resi
capaci di agire da figli di Dio, cosa faremo, di che ci occuperemo, cosa
porteremo avanti, che iniziative prenderemo, quali cose ci staranno a cuore?
Agire da
cristiani implica avere molto chiaro che cosa è essere chiesa, e che cosa è la
Chiesa cui apparteniamo.
Magari c’è chi
ascolta la Parola di Dio, va volentieri a sentire una predicazione, poi però si
bloccano quando è il momento che si parla della Chiesa.
Dicono
la classica frase:
“Io
credo in Gesù Cristo, ma non credo nella chiesa”.
Dobbiamo
chiarire che in questa frase c’è una contraddizione.
Dire: “Io credo
in Gesù Cristo, ma non credo nella chiesa” è come dire: “Io credo che Ludvig
Van Beethoven sia un grande musicista, però le sue sinfonie non si possono
sentire”.
Come si fa a
pensare bene di Gesù Cristo senza pensare bene di quello che Lui ha messo in
atto. Perché la Chiesa è un’opera di Cristo, è una sua idea, non è un’idea
degli uomini. Parte da Gesù Cristo. Il Signore Gesù ha stabilito una struttura,
perché ciò che Lui portava aveva bisogno di una concretizzazione.
Tutto ciò che
ha un contenuto ha una forma.
Si può avere
uno stato di antipatia nei confronti delle cose codificate, però non c’è niente
da fare, le cose hanno bisogno di una loro concretezza, di una loro forma.
Cosa ci ha portato Gesù
Cristo?
Se vogliamo
vedere cos’è l’effetto della sua croce e della sua resurrezione, dobbiamo
cogliere il punto di quella che è la nostra sfida più grande. Perché a questo
tema risponde ciò di cui stiamo parlando.
Qual è la cosa più importante
da fare nella nostra esistenza?
Qual è, nella nostra esistenza, la cosa più
drammatica se non ci riesce di farla? E la cosa più felice se ci riesce di
farla?
La cosa più
importante della nostra vita è saper stare con gli altri.
L’uomo è un
essere sociale, ha bisogno essenzialmente di relazionarsi agli altri. Nessuno
di noi vive per se stesso nessuno di noi può sopravvivere da se stesso. Noi
abbiamo bisogno di buone relazioni con gli altri.
Avere anche un
ruolo sociale di rilievo, essere economicamente molto solidi, professionalmente
molto competenti ed efficaci, ma non essere capaci di relazioni interpersonali
vuoldire essere dei falliti, vuoldire non avere una vita.
Diceva Sartre
che l’inferno sono gli altri,
ed è vero. Stare male con gli altri vuoldire stare all’inferno, ma è anche vero
il contrario perché il paradiso sono gli altri. Stare bene vuoldire stare bene
con gli altri. Vivere è saper stare con glia altri. Ci sono persone che sono
estremamente erudite, super preparati con una testa gigantesca, e sono degli
analfabeti relazionali. Non hanno intelligenza relazionale. Analfabeti
affettivi, persone incapaci di volere bene.
È questo che
misura la nostra vita: lo stare con gli altri, il saper stare con gli altri.
Se un Salvatore
ci vuole dare vita piena, se abbiamo un Redentore, Egli cercherà di donarci
l’arte di saper stare con gli altri, che è l’arte dell’atto più importante
della nostra vita: l’arte di amare.
Amare è un
verbo transitivo: implica un oggetto amato. Una persona amata, un
fine.
Amare per amare
non esiste.
Che cos’è la redenzione di
Cristo?
È la
possibilità che ci viene offerta (e non è un automatico, non è una cosa che ci
viene imposta per definizione), la possibilità di stare insieme. Questo
si chiama la Chiesa.
La Chiesa è il non vivere più
da soli
è il compaginarsi, l’unirsi,
l’essere chiamati insieme,
è essere persone capaci di
vivere insieme.
L’immagine
infatti della prima comunità è un’immagine di comunione di persone.
Questo
rappresenta una grande sfida: la sfida di un incontro.
L’incontro tra
ciò che Cristo può fare in noi e la nostra libera risposta. E la Chiesa è
questa sintesi qua. E questo rappresenta tutto l’enigma, la bellezza, e la
miseria della Chiesa.
Con la Chiesa
uno si incorpora definitivamente alla Chiesa. Quindi deve avere desiderio di
farlo e capire cosa fa.
La Chiesa è
l’ipotesi che Gesù Cristo ha messo in atto, che le persone potessero unirsi,
volersi bene, diventare una cosa sola.
L’opera di
Cristo innanzitutto rispetta uno statuto importantissimo, che è quello dell’Incarnazione.
Cioè, Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, e la Chiesa è in pari tempo opera di
Dio e opera umana, che si incontrano.
È questo che fa
la sua stabilità e nello stesso tempo la sua destabilizzante situazione, non
prestabilita certezza di successo nelle opere della chiesa.
È un’opera di
Dio, che però viene fatta negli uomini, con la loro libertà. E quindi dobbiamo
capire qual è la nostra parte, qual è la parte di Dio.
Il discorso
sulla Chiesa è importantissimo, perché in un certo senso la Chiesa è la vera
Buona Notizia della redenzione. Perché infondo infondo, se uno ci pensa che Dio
ci ha redenti, dov’è che si incontra? Dov’è che si sperimenta? Dov’è che si
vede che Cristo è veramente risorto? Nel fatto che c'è l’ possibilità di
incominciare ad amare. E amare non è un atto disordinato, non è un atto
semplicemente sentimentale, amare è un atto ordinato (a un fine), è un atto
intelligente, un atto efficace, fatto non con discontinuità o occasionalità,
non è un atto fatto alla come viene viene,
è un atto fatto bene.
Il termine
chiesa viene da ecclesìa
Ek – kalèin = chiamare fuori,
convocare.
Verbo scelto
dalla LXX per la sua assonanza col termine qahàl, che era il termine
ebraico per indicare l’assemblea.
In effetti
sotto, questa parola ebraica, ha il termine qòl.
Qòl = voce
Qahàl =
convocazione, bando di chiamata.
La Chiesa
infatti, Ek-Kalèin, vuoldire coloro che sono stati chiamati, convocati (vocati
insieme) ad essere insieme.
Dunque, prima cosa, c’è questo
aspetto relazionale
Questo è
fondamentale e spiega la struttura stessa della Chiesa.
L’antico adagio
del diritto ubi societas ibi ius
(dove c’è società c’è il diritto). Qualunque gruppo di persone si stabiliscono
insieme o si costituiscono in gruppo, bisognerà stabilire finalità, compiti,
chi fa cosa, chi decide cosa.
È naif,
infantile pensare che ci sia un gruppo di persone dove non si stabilisca che
uno faccia una cosa e uno un’altra, dove non ci sia una distribuzione dei ruoli
e dove non ci sia un’autorità.
È infantile, un
po’ nostalgico, secondo una visione rivoluzionaria da quattro soldi, pensare
che le persone possano stare insieme senza che ci sia una gerarchia, quella
necessaria.
Il punto è però che tutto questo
ha un aspetto vocazionale.
Cioè, è un’iniziativa
di Dio.
Noi dobbiamo
riconoscere che la Chiesa è un luogo dove si sta bene, se viene rispettata
l’iniziativa di Dio, se la convocazione, l’essere in relazione gli uni con gli
altri deriva dall’iniziativa di Dio, non dalla nostra scelta.
È interessante
che nella Chiesa ci chiamiamo fratelli,
non amici. Possiamo essere amici, e
se c’è l’amicizia è bellissimo. Però il modo di relazionarci nella Chiesa è
quello fraterno.
Gli amici si
scelgono, i fratelli no.
Se il legame
della Chiesa è il gusto, il piacere, la compatibilità, l’elezione, non è la
Chiesa questa, perché non è basata sull’iniziativa di Dio.
È Dio che
chiama, che convoca la Chiesa. Ed è Dio che deve spezzare le nostre catene
interiori per renderci capaci di stare con gli altri e amarli veramente. Come
si ama un fratello. Perché in effetti siamo rigenerati da uno stesso Padre.
Questo implica la rigenerazione della nostra vita.
Infatti è da
notare che la Chiesa dà culto a Dio. Cioè non è un’associazione la cui
finalità è il benessere umano. Certamente la Chiesa implica la felicità, ma
questa felicità è relazionale.
La Chiesa è uno strumento di
Dio.
La Chiesa è per
il mondo. Non è fine a se stessa.
La chiamata che
Dio ha esercitato da Abramo in poi, con cui ha via via realizzato la salvezza,
verso il compimento in Gesù Cristo, è sempre stata una chiamata per tutto il
mondo. Una chiamata rivolta a un singolo, ma attraverso il singolo alla comunità,
al popolo eletto; al popolo eletto, ma attraverso il popolo eletto a tutti gli
altri.
Cristo parlerà
della Chiesa, della sua comunità come del “sale” e della “luce del mondo”, cioè
una funzione, un servizio, essere per gli altri. “Voi siete ..”, “voi” è la
Chiesa.
La Chiesa non è
una cosa in cui uno entra per associarsi a un club esoterico, a una setta, a un
luogo di eletti che stanno bene perché hanno imparato come stare fra di loro.
Noi nella
Chiesa stiamo per essere come Cristo è stato nel mondo.
Cristo ha
considerato che la sua vita fosse qualcosa che era per gli altri. Cristo è uno
che pensa di un suo fatto privato che è una cosa che riguarda gli altri. Pensa
di un suo fatto privato, una pesantissima ingiustizia subita ingiustamente,
come qualcosa che salverà il mondo intero.
E ogni
cristiano entra nella chiesa e fa parte del corpo mistico di Cristo, perché sta
portando qualcosa al mondo intero.
Il Vangelo non
è qualcosa che riguarda solo pochi eletti, che se lo prendono per poterselo
godere.
Il Vangelo è
qualcosa che deve illuminare la vita di tutta l’umanità.
Il Vangelo ha
il compito di essere luce, sale. Il sale ha la funzione di insaporire le
pietanze. E svolge questa funzione sciogliendosi, perdendosi nel piatto che va
a condire.
La luce di una
candela illumina andandosi consumando. Se non si vuole consumare si sta al
buio.
È più
importante la lampadina che ci illumina o noi che ne siamo illuminati? La
lampadina serve noi, è al nostro servizio. La Chiesa serve il mondo.
E serve al
mondo per fargli trovare l’orientamento verso Dio, per far conoscere al mondo
che c’è un Padre celeste tenero e provvidente, che c’è un Salvatore, che c’è il
dono dello Spirito Santo.
Il problema è
che la chiesa perde se stessa quando si perdono queste coordinate.
Quand’è che la Chiesa emette
la sua miseria?



Sono cose che io
faccio perché mi va di farle a me. Non c’è più vocazione, c’è impresa,
intraprendenza.
E allora la Chiesa diventa orribile in quel
momento, perché perde la sua realtà.

E allora diventa
l’ombra di se stessa, e viene calpestata, rigettata.
Quando i cristiani
non sono cristiani sono sempre sgradevoli. Ma quando i cristiani sono cristiani
sono sempre apprezzati.
Il vero problema della Chiesa è la chiesa
stessa. Non è tanto il problema del mondo che ci perseguita, del mondo che è
diventato ateo, agnostico, indifferente, ostile.
Il mondo è il mondo, che ci vogliamo
aspettare da chi non è stato toccato dalla grazia di Dio.
Ma se la Chiesa è se stessa, se
rispetta la sua vocazione, allora diventa strumento di Dio. Diventa
luogo dove si incontra l’opera di Dio. E se noi siamo noi stessi, cioè
rispettiamo la nostra vocazione, allora diventiamo luogo dove si incontra
l’opera di Dio.
Una delle prove dell’esistenza di Dio è
il fatto che la Chiesa sopravviva nonostante tanti peccati e tante debolezze.
E dobbiamo anche accettare che nella
Chiesa esista la fragilità e il peccato, così come esiste in noi.
Le persone continueranno a pensare ad
avere potere, avere denaro e a vivere di stupidaggini finchè non apparirà una vita
più nobile. E questo solo la Chiesa lo può mostrare.
Ma se la Chiesa non è se stessa, la
Chiesa è gravemente responsabile a riguardo del mondo. Altro che rimproverare
al mondo i peccati del mondo.
E quindi ogni cristiano che è chiamato,
attraverso la Confermazione, a far parte della Chiesa è chiamato alla sfida
della fraternità, all’obbedienza della vocazione e all’interpretare la propria
vita come una missione.
Questa è una vita splendida e
interessantissima.
Nessun commento:
Posta un commento