6. Incorporazione nella Chiesa


Questo Sacramento, nella Chiesa latina viene normalmente ricevuto dal Vescovo.
In Oriente invece questo sacramento viene ricevuto insieme ai sacramenti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima, Eucaristia.
Noi abbiamo differito questo sacramento, perché riteniamo che ogni battezzato debba ricevere almeno un sacramento da un vescovo. Cioè incontrare la pienezza del sacerdozio, incontrare la Presidenza della diocesi. Incontrando così qualcuno che più pienamente mostra l’incontro con la Chiesa, con quella realtà che sta consegnandogli questo sacramento.

Sono vari i segni di questo sacramento che parlano della realtà ecclesiale.
Il padrino accompagna il cresimando poggiandogli la mano destra sulla spalla. Simboleggia così lo Spirito Santo che consiglia.
C’è il vescovo che presiede, il padrino che accompagna, la comunità ecclesiale riunita in assemblea liturgica.

Con la Confermazione si diviene “più perfettamente vincolati alla Chiesa”. Così parla di questo sacramento il Concilio Vaticano II.
Questo sacramento dunque implica la piena incorporazione nel corpo di Cristo che è la Chiesa.

Il Battesimo dà d’essere figli di Dio. La Confermazione la possibilità di vivere da figli di Dio, di agire da figli di Dio.
Una volta resi capaci di agire da figli di Dio, cosa faremo, di che ci occuperemo, cosa porteremo avanti, che iniziative prenderemo, quali cose ci staranno a cuore?

Agire da cristiani implica avere molto chiaro che cosa è essere chiesa, e che cosa è la Chiesa cui apparteniamo.
Magari c’è chi ascolta la Parola di Dio, va volentieri a sentire una predicazione, poi però si bloccano quando è il momento che si parla della Chiesa.

Dicono la classica frase:
“Io credo in Gesù Cristo, ma non credo nella chiesa”.

Dobbiamo chiarire che in questa frase c’è una contraddizione.
Dire: “Io credo in Gesù Cristo, ma non credo nella chiesa” è come dire: “Io credo che Ludvig Van Beethoven sia un grande musicista, però le sue sinfonie non si possono sentire”.
Come si fa a pensare bene di Gesù Cristo senza pensare bene di quello che Lui ha messo in atto. Perché la Chiesa è un’opera di Cristo, è una sua idea, non è un’idea degli uomini. Parte da Gesù Cristo. Il Signore Gesù ha stabilito una struttura, perché ciò che Lui portava aveva bisogno di una concretizzazione.
Tutto ciò che ha un contenuto ha una forma.
Si può avere uno stato di antipatia nei confronti delle cose codificate, però non c’è niente da fare, le cose hanno bisogno di una loro concretezza, di una loro forma.

Cosa ci ha portato Gesù Cristo?
Se vogliamo vedere cos’è l’effetto della sua croce e della sua resurrezione, dobbiamo cogliere il punto di quella che è la nostra sfida più grande. Perché a questo tema risponde ciò di cui stiamo parlando.

Qual è la cosa più importante da fare nella nostra esistenza?
Qual è,  nella nostra esistenza, la cosa più drammatica se non ci riesce di farla? E la cosa più felice se ci riesce di farla?

La cosa più importante della nostra vita è saper stare con gli altri.

L’uomo è un essere sociale, ha bisogno essenzialmente di relazionarsi agli altri. Nessuno di noi vive per se stesso nessuno di noi può sopravvivere da se stesso. Noi abbiamo bisogno di buone relazioni con gli altri.
Avere anche un ruolo sociale di rilievo, essere economicamente molto solidi, professionalmente molto competenti ed efficaci, ma non essere capaci di relazioni interpersonali vuoldire essere dei falliti, vuoldire non avere una vita.

Diceva Sartre che l’inferno sono gli altri, ed è vero. Stare male con gli altri vuoldire stare all’inferno, ma è anche vero il contrario perché il paradiso sono gli altri. Stare bene vuoldire stare bene con gli altri. Vivere è saper stare con glia altri. Ci sono persone che sono estremamente erudite, super preparati con una testa gigantesca, e sono degli analfabeti relazionali. Non hanno intelligenza relazionale. Analfabeti affettivi, persone incapaci di volere bene.

È questo che misura la nostra vita: lo stare con gli altri, il saper stare con gli altri.

Se un Salvatore ci vuole dare vita piena, se abbiamo un Redentore, Egli cercherà di donarci l’arte di saper stare con gli altri, che è l’arte dell’atto più importante della nostra vita: l’arte di amare.

Amare è un verbo transitivo: implica un oggetto amato. Una persona amata, un fine.

Amare per amare non esiste.

Che cos’è la redenzione di Cristo?
È la possibilità che ci viene offerta (e non è un automatico, non è una cosa che ci viene imposta per definizione), la possibilità di stare insieme. Questo si chiama la Chiesa.

La Chiesa è il non vivere più da soli
                 è il compaginarsi, l’unirsi, l’essere chiamati insieme,
                 è essere persone capaci di vivere insieme.
L’immagine infatti della prima comunità è un’immagine di comunione di persone.

Questo rappresenta una grande sfida: la sfida di un incontro.
L’incontro tra ciò che Cristo può fare in noi e la nostra libera risposta. E la Chiesa è questa sintesi qua. E questo rappresenta tutto l’enigma, la bellezza, e la miseria della Chiesa.
Con la Chiesa uno si incorpora definitivamente alla Chiesa. Quindi deve avere desiderio di farlo e capire cosa fa.

La Chiesa è l’ipotesi che Gesù Cristo ha messo in atto, che le persone potessero unirsi, volersi bene, diventare una cosa sola.

L’opera di Cristo innanzitutto rispetta uno statuto importantissimo, che è quello dell’Incarnazione. Cioè, Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, e la Chiesa è in pari tempo opera di Dio e opera umana, che si incontrano.
È questo che fa la sua stabilità e nello stesso tempo la sua destabilizzante situazione, non prestabilita certezza di successo nelle opere della chiesa.

È un’opera di Dio, che però viene fatta negli uomini, con la loro libertà. E quindi dobbiamo capire qual è la nostra parte, qual è la parte di Dio.

Il discorso sulla Chiesa è importantissimo, perché in un certo senso la Chiesa è la vera Buona Notizia della redenzione. Perché infondo infondo, se uno ci pensa che Dio ci ha redenti, dov’è che si incontra? Dov’è che si sperimenta? Dov’è che si vede che Cristo è veramente risorto? Nel fatto che c'è l’ possibilità di incominciare ad amare. E amare non è un atto disordinato, non è un atto semplicemente sentimentale, amare è un atto ordinato (a un fine), è un atto intelligente, un atto efficace, fatto non con discontinuità o occasionalità, non è un atto fatto alla come viene viene, è un atto fatto bene.
Il termine chiesa viene da ecclesìa
Ek – kalèin = chiamare fuori, convocare.
Verbo scelto dalla LXX per la sua assonanza col termine qahàl, che era il termine ebraico per indicare l’assemblea.
In effetti sotto, questa parola ebraica, ha il termine qòl.
Qòl = voce
Qahàl = convocazione, bando di chiamata.

La Chiesa infatti, Ek-Kalèin, vuoldire coloro che sono stati chiamati, convocati (vocati insieme) ad essere insieme.

Dunque, prima cosa, c’è questo aspetto relazionale
Questo è fondamentale e spiega la struttura stessa della Chiesa.
L’antico adagio del diritto ubi societas ibi ius (dove c’è società c’è il diritto). Qualunque gruppo di persone si stabiliscono insieme o si costituiscono in gruppo, bisognerà stabilire finalità, compiti, chi fa cosa, chi decide cosa.
È naif, infantile pensare che ci sia un gruppo di persone dove non si stabilisca che uno faccia una cosa e uno un’altra, dove non ci sia una distribuzione dei ruoli e dove non ci sia un’autorità.
È infantile, un po’ nostalgico, secondo una visione rivoluzionaria da quattro soldi, pensare che le persone possano stare insieme senza che ci sia una gerarchia, quella necessaria.

Il punto è però che tutto questo ha un aspetto vocazionale.
Cioè, è un’iniziativa di Dio.

Noi dobbiamo riconoscere che la Chiesa è un luogo dove si sta bene, se viene rispettata l’iniziativa di Dio, se la convocazione, l’essere in relazione gli uni con gli altri deriva dall’iniziativa di Dio, non dalla nostra scelta.
È interessante che nella Chiesa ci chiamiamo fratelli, non amici. Possiamo essere amici, e se c’è l’amicizia è bellissimo. Però il modo di relazionarci nella Chiesa è quello fraterno.
Gli amici si scelgono, i fratelli no.
Se il legame della Chiesa è il gusto, il piacere, la compatibilità, l’elezione, non è la Chiesa questa, perché non è basata sull’iniziativa di Dio.

È Dio che chiama, che convoca la Chiesa. Ed è Dio che deve spezzare le nostre catene interiori per renderci capaci di stare con gli altri e amarli veramente. Come si ama un fratello. Perché in effetti siamo rigenerati da uno stesso Padre. Questo implica la rigenerazione della nostra vita.
Infatti è da notare che la Chiesa dà culto a Dio. Cioè non è un’associazione la cui finalità è il benessere umano. Certamente la Chiesa implica la felicità, ma questa felicità è relazionale.

La Chiesa è uno strumento di Dio.
La Chiesa è per il mondo. Non è fine a se stessa.
La chiamata che Dio ha esercitato da Abramo in poi, con cui ha via via realizzato la salvezza, verso il compimento in Gesù Cristo, è sempre stata una chiamata per tutto il mondo. Una chiamata rivolta a un singolo, ma attraverso il singolo alla comunità, al popolo eletto; al popolo eletto, ma attraverso il popolo eletto a tutti gli altri.

Cristo parlerà della Chiesa, della sua comunità come del “sale” e della “luce del mondo”, cioè una funzione, un servizio, essere per gli altri. “Voi siete ..”, “voi” è la Chiesa.
La Chiesa non è una cosa in cui uno entra per associarsi a un club esoterico, a una setta, a un luogo di eletti che stanno bene perché hanno imparato come stare fra di loro.

Noi nella Chiesa stiamo per essere come Cristo è stato nel mondo.
Cristo ha considerato che la sua vita fosse qualcosa che era per gli altri. Cristo è uno che pensa di un suo fatto privato che è una cosa che riguarda gli altri. Pensa di un suo fatto privato, una pesantissima ingiustizia subita ingiustamente, come qualcosa che salverà il mondo intero.
E ogni cristiano entra nella chiesa e fa parte del corpo mistico di Cristo, perché sta portando qualcosa al mondo intero.
Il Vangelo non è qualcosa che riguarda solo pochi eletti, che se lo prendono per poterselo godere.
Il Vangelo è qualcosa che deve illuminare la vita di tutta l’umanità.
Il Vangelo ha il compito di essere luce, sale. Il sale ha la funzione di insaporire le pietanze. E svolge questa funzione sciogliendosi, perdendosi nel piatto che va a condire.
La luce di una candela illumina andandosi consumando. Se non si vuole consumare si sta al buio.
È più importante la lampadina che ci illumina o noi che ne siamo illuminati? La lampadina serve noi, è al nostro servizio. La Chiesa serve il mondo.
E serve al mondo per fargli trovare l’orientamento verso Dio, per far conoscere al mondo che c’è un Padre celeste tenero e provvidente, che c’è un Salvatore, che c’è il dono dello Spirito Santo.

Il problema è che la chiesa perde se stessa quando si perdono queste coordinate.
Quand’è che la Chiesa emette la sua miseria?
* Quando perde l’aspetto comunitario, e quindi diventa finalizzata alla propria realizzazione personale;
* quando si perde l’aspetto vocazionale;
* quando agisco nella chiesa, non perché sto obbedendo all’opera di Dio, ma a una serie di deduzioni che sono mie, che non vengono dall’iniziativa di Dio.
  Sono cose che io faccio perché mi va di farle a me. Non c’è più vocazione, c’è impresa, intraprendenza.
  E allora la Chiesa diventa orribile in quel momento, perché perde la sua realtà.
* Quando non dà culto a Dio. Quando dà culto ad altro. Quando diventa un po’ schiava di questo mondo, perché lo vuole compiacere, perché ha paura di perderne i favori.
  E allora diventa l’ombra di se stessa, e viene calpestata, rigettata.
  Quando i cristiani non sono cristiani sono sempre sgradevoli. Ma quando i cristiani sono cristiani sono sempre apprezzati.

Il vero problema della Chiesa è la chiesa stessa. Non è tanto il problema del mondo che ci perseguita, del mondo che è diventato ateo, agnostico, indifferente, ostile.
Il mondo è il mondo, che ci vogliamo aspettare da chi non è stato toccato dalla grazia di Dio.

Ma se la Chiesa è se stessa, se rispetta la sua vocazione, allora diventa strumento di Dio. Diventa luogo dove si incontra l’opera di Dio. E se noi siamo noi stessi, cioè rispettiamo la nostra vocazione, allora diventiamo luogo dove si incontra l’opera di Dio.

Una delle prove dell’esistenza di Dio è il fatto che la Chiesa sopravviva nonostante tanti peccati e tante debolezze.
E dobbiamo anche accettare che nella Chiesa esista la fragilità e il peccato, così come esiste in noi.

Le persone continueranno a pensare ad avere potere, avere denaro e a vivere di stupidaggini finchè non apparirà una vita più nobile. E questo solo la Chiesa lo può mostrare.
Ma se la Chiesa non è se stessa, la Chiesa è gravemente responsabile a riguardo del mondo. Altro che rimproverare al mondo i peccati del mondo.

E quindi ogni cristiano che è chiamato, attraverso la Confermazione, a far parte della Chiesa è chiamato alla sfida della fraternità, all’obbedienza della vocazione e all’interpretare la propria vita come una missione.
Questa è una vita splendida e interessantissima.
Imparare a stare con gli altri, scoprire il mistero della propria chiamata, del proprio rapporto con Dio, e compiere qualcosa di importante per il mondo.

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